Il Dr. House ha fatto scuola e adesso mena e spara. Questa è la prima impressione che si può avere guardando Shattered, il nuovo poliziesco canadese che è approdato su Steel (pacchetto Mediaset premium) e va in onda tutti i sabati alle 21. La trama, infatti, è quella classica del poliziottesco a stelle e strisce: un cattivo a puntata, tanti morti, una squadra di agenti che indaga correndo sul filo del continuo colpo di scena. Ma in questa serie, pensata per farsi largo in un settore già congestionato (solo per citare qualche sigla che si fa prima: C.S.I. vatte la pesca, N.C.I.S., N.Y.P.D. et similia), quello che conta è il carattere dei personaggi e la scelta di un attore che fosse capace di magnetizzare il pubblico.
Ecco allora che la produzione canadese ha investito sull’attore Callum Keith Rennie, uno con una faccia che è tutta cinismo e sofferenza, e gli ha cucito addosso un personaggio che è tutta una contraddizione. Sullo schermo i suoi capelli sale e pepe e il suo sguardo intenso, che molto hanno in comune con quelli di Hugh Laurie, danno vita e intensità al detective Ben Sullivan. Sullivan era un bravo agente dal fiuto incredibile poi la sua vita è andata a pezzi quando gli hanno rapito un figlio. Il trauma gli ha addirittura prodotto una doppia personalità (l’unica a conoscenza del segreto è la moglie interpretata da Molly Parker, una delle attrici più premiate del Canada) ed è proprio il suo doppio a dar pepe alla serie. Se infatti il «buon» Ben è intuitivo, determinato e capace di cogliere ogni indizio, il suo alter ego Harry è uno dal grilletto e dal pugno facile, che passa le sue nottate tra baldoria e droga ma a modo suo risolve i crimini (anzi li sotterra con tutto il criminale). Ed è proprio qua che la somiglia va oltre a quella fisica con l’attore che interpreta il Dr. House. Tornano tutti i temi cari ai fan della serie medica (a cui di bisturi e flebo infondo importa poco): un eroe che usa metodi poco ortodossi e al limite della legge, il disagio psichico, il dissidio tra bene e male racchiuso in un unico personaggio. Insomma a farla da padrone è il dilemma morale, sin dalla prima puntata dove il doppio di Ben spinge la sua collega a sparare a un serial killer che è una vera carogna, ma in quel momento è disarmato. Tutto il resto della serie gioca su questa polarità che è quella che crea la vera tensione drammatica, i proiettili calibro nove sono solo il rumoroso contorno. E questa ricetta inventata dal creatore della serie Rick Drew funziona veramente bene e rinverdisce i plot polizieschi che ormai sono tenuti vivi con la camera d’ossigeno dell’analisi del Dna o del profiler di turno. Qui l’indagine è la solita è l’indagatore a essere tutto diverso, o meglio uguale al medico più amato dalla tv. Una bella furbata anche perché Drew che enfatizza la questione del doppio oltre ad aver occhieggiato House ha pescato il meglio di una bellissima serie inglese della BBC intitolata Jeckyll (depurandola di tutti gli intellettualismi) e evitato gli errori di My own worst enemy che nonostante la presenza di Christian Slater (personalità scissa tra spia killer e padre di famiglia) è stata cancellata dopo 9 episodi.
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