Dopo quella nerazzurra ecco la figuraccia rossonera

Milano Come al solito, al termine del riscaldamento prepartita, Ronaldinho si è fermato sul terreno di gioco e, calciando dalla trequarti, ha più volte provato a colpire la traversa. C’è riuscito con l’ultimo pallone in campo, all’ultima chiamata.
Con il Milan già qualificato e ormai certo del secondo posto del girone, gli occhi di San Siro non potevano che essere puntati sul brasiliano, «scongelato» da Allegri dopo una stroncatura durata 7 partite consecutive. Quella con l’Ajax, insomma, doveva essere per Dinho l’ultima spiaggia, l’ultima possibilità per convincere Allegri e raddrizzare così una stagione che, partita dopo partita, l’ha visto vestire sempre più spesso i panni del panchinaro di lusso. Lontano dalla sua mattonella preferita, Ronaldinho ha provato a duettare in un tandem d’attacco tutto brasiliano con Robinho, ma il risultato è stato lontano dal potersi definire soddisfacente: insomma, l’ultima chiamata di Allegri a Dinho ha avuto una risposta a metà. Tutto quello che il numero 80 è riuscito a produrre nel primo tempo sono state un paio di palle perse, una scivolata alla disperata sul portiere Stekelenburg, due aperture sulla destra per Robinho, un colpo di testa centrale e una conclusione deviata in angolo dopo un bello scambio in velocità con Seedorf: non il massimo per chi ambisce una maglia da titolare dopo una vita passata in panchina a guardare i compagni giocare, lottare, sacrificarsi e vincere. Perché da uno come Ronaldinho non ci si può aspettare solamente il compitino semplice semplice. Non a caso il pubblico di San Siro ha inneggiato e si è infiammato per le (poche) accelerazioni del brasiliano, segno che Dinho è ancora un idolo del popolo rossonero e le sue giocate sono ancora attese e invocate alla stregua dei gol di Ibra e delle giocate di Robinho: invocazioni, per il momento, rimaste inascoltate che nel finale di gara si sono addirittura tradotte in qualche accenno di fischio nei confronti del brasiliano, lasciato in campo da Allegri per tutti i 90 minuti.
Contemporaneamente alla scarsa incisività di Ronaldinho, la sconfitta di ieri sera contro l’Ajax (che si è qualificata per l’Europa League) ha fatto emergere in maniera netta tutte le difficoltà offensive di un Milan che senza Ibrahimovic per 70 minuti è riuscito a impensierire il portiere avversario solamente una volta. Diversa musica è stata infatti con l’ingresso in campo dello svedese, gettato per vivacizzare un Milan inchiodato dalle staffilate di De Zeeuw e di Alderwireld (e che aveva perso Flamini dopo 26’ per uno stiramento al legamento collaterale del ginocchio destro), dopo che nel primo tempo Amelia era stato super sui vari Sulejmani, Suarez ed Eriksen.


Finisce così che le parole di Allegri del prepartita, «se perdiamo mi girano le scatole» restano inascoltate da una squadra forse già con la testa a impegni più decisivi. Anche se, di questi tempi, il premio Uefa per la vittoria avrebbe fatto comodo.

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