Fantoni racconta Fantozzi. "Così convinsi Villaggio"

L'attore è protagonista di "Una tragedia" in scena da gennaio a Genova. Con la regia di Davide Livermore

Fantoni racconta Fantozzi. "Così convinsi Villaggio"

Paolo Villaggio teneva moltissimo a essere considerato uno scrittore. E in effetti lo è stato.

Nel 2024 ricorrerà il cinquantenario dall'uscita de Il secondo tragico libro di Fantozzi, il romanzo a brevi capitoli che replicò il successo dell'esordio, Fantozzi, del 1971. I testi erano stati pubblicati inizialmente dal settimanale L'Europeo. Editi da Rizzoli, i libri divennero altrettanti film, nel 1975 e nel 1976, entrambi diretti da Luciano Salce.

Era nata una grande maschera comica. Paolo Villaggio, a partire dall'antesignano televisivo Fracchia, aveva creato un Fantozzi letterario e un Fantozzi cinematografico. Ma ancora non si sapeva che, poco prima di morire, a luglio del 2017, aveva fatto in tempo ad approvare un progetto di riduzione teatrale del personaggio, lasciando il testimone generazionale a un attore la cui carriera si è spesso intrecciata alla sua. Gianni Fantoni sarà il protagonista dello spettacolo Fantozzi - Una tragedia, che andrà in scena con la produzione del Teatro Nazionale di Genova e in coproduzione con Enfi Teatro e Nuovo Teatro Parioli, per la regia di Davide Livermore.

A dicembre inizieranno le prove; il debutto avverrà il 30 gennaio 2024, a Genova, al teatro Ivo Chiesa. Seguirà una tournée in molte città italiane, fra cui Bologna (16-18 febbraio) e Milano (5-14 aprile, teatro Lirico Gaber).

L'attore ferrarese era considerato da Villaggio come il migliore fra i tanti imitatori di Fantozzi. Senonché, per recitare non basta saper imitare. Fantoni (nomen omen) ha cominciato a entrare nel personaggio alla fine degli anni Ottanta. Per il suo progetto aveva bisogno di due cose: la benedizione del Maestro e la firma su un contratto di cessione dei diritti d'autore.

«Ci sono voluti otto anni», racconta Fantoni. «Prima le trattative, poi le beghe con i produttori. Ci si è messo di mezzo anche il covid. Eppure non ho mai smesso di crederci». Nella pausa forzata ha scritto un libro dedicato al suo rapporto personale con Villaggio: Operazione Fantozzi (Sagoma editore, pagg. 240, euro 17, con una prefazione di Elisabetta Villaggio e un'introduzione di Fabio Frizzi, autore della colonna sonora del film).

Le pagine sono squarci esilaranti nella personalità dell'attore genovese. «Fantozzi è la mia vita», sosteneva Villaggio nel corso delle trattative, che conduceva con astuzia luciferina. La scrittura brillante, comica, di Fantoni, inquadra con precisione la figura di un uomo che proiettava un'immagine pubblica di spudorata ferocia. «Era in gran parte una copertura, una forma anche di difesa», sostiene Fantoni. Soprattutto negli ultimi tempi, nella maschera di cinismo si aprivano crepe di sensibilità.

Fantoni prosegue: «Al di là della diffidenza che inizialmente nutriva verso l'operazione (all'inizio si pensava a un musical, ma poi l'idea apparve inadeguata) aveva davvero attaccamento per il personaggio. Non avrebbe mai dato il consenso a un'operazione che ritenesse svalutativa. Forse anche per questo (e per i soldi) mi ha fatto penare tanto».

Un rapporto che era iniziato nel 1991. Il debutto televisivo di Fantoni avvenne grazie alla sua imitazione di Fantozzi. Entrambi, anche se non contemporaneamente, hanno condotto edizioni di Striscia la notizia. Hanno lavorato insieme per programmi tv come Paperissima, o radiofonici come Da dove chiama? (Radio Rai). Fantoni ha un ruolo anche nell'ultimo film della serie, Fantozzi 2000 - La clonazione. E ha affinato la voce in modo poter riprodurre sia quella di Villaggio sia quella dello sventurato impiegatucolo, fino ad arrivare a doppiarlo.

«Portare il personaggio a teatro era il mio grande sogno - dice -. Per arrivarci ho vissuto un'esperienza quasi surreale, ma indimenticabile. Villaggio era in ritardo cronico. Da una volta all'altra fingeva di dimenticarsi chi fossi. Ad ogni nuovo incontro, si lamentava che non fossi ancora dimagrito abbastanza. Devi perdere 20 chili, diceva una volta. Ne devi perdere 30, la successiva. Arrivò a chiedere un dimagrimento di 40 chili, in un'escalation che era anche una cifra costante della sua comicità iperbolica». Una volta Fantoni gli ricordò che avevano lavorato insieme a Canale 5, a Milano. «Mai stato a Milano», si sentì rispondere.

Fra euforia e frustrazione, scorrono gli aneddoti. Villaggio che vessa i collaboratori, arrivando ad accusarli di furto. Che sparisce senza motivo e non si fa più trovare. Che storpia i nomi dei colleghi. Per averci a che fare bisognava avere la pelle dura.

Del resto lo stesso Fantozzi è indistruttibile. È come un cartone animato: non muore mai. Passa attraverso il fuoco e il ghiaccio. Cade da altezze vertiginose e si rialza. Giunto a un punto morto delle trattative, Fantoni si è giocato il tutto per tutto: ha venduto una casa e i diritti se li è comprati lui. Una mossa antitetica al piagnisteo di gran parte dei nostri artisti nazionali, sempre con la mano tesa e maldisposti a rischiare del proprio.

Affare fatto, benedizione ottenuta.

«Era solo una tappa. Restavano tutte le altre. La resa teatrale creava non pochi problemi», prosegue l'attore. Al testo hanno lavorato Carlo Sciaccaluga e Andrea Porcheddu. Due professionisti coi fiocchi. Il regista, Livermore, non ha certo bisogno di presentazioni. È un altro visionario. Nel 2011 si è quasi tagliato le gambe da solo mettendo in scena al Regio di Torino una versione dei Vespri siciliani di Verdi che alludeva alla collusione fra mafia e politica. Scontato l'esilio, è stato consacrato alla Scala con quattro «prime» (ricordiamo almeno il Macbeth del 2021). Qui è alle prese con una decina di personaggi canonici (la Pina, la signorina Silvani, il ragionier Filini, ecc. - tutti attori giovani, ma già rodati). Alcuni geniali espedienti estraggono i protagonisti dal loro contesto storico, li rendono senza tempo, classici.

Il teatro ha regole strette, ma gode anche di libertà esclusive. Sappiamo che non mancherà il coraggio di proporre scene inedite.

Come quella in cui Fantozzi scopre di saper volare. Ma nessuno gli crede. Una scena fra le più poetiche e delicate che si trovano nel libro, calata in un contesto che non inciampa mai nella noia.

Altro che la Corazzata Potemkin.

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