L'uomo deve «colonizzare Marte», perché questo è il suo «destino» e colonizzando altri mondi potrà raggiungere «anche l'immortalità». Lo ha affermato lo scrittore statunitense Ray Bradbury, 89 anni, autore di classici della fantascienza come «Cronache marziane» e «Farenheit 451», intervenendo in videoconferenza dalla sua casa californiana di Los Angeles ad un dibattito della Fiera internazionale del Libro di Guadalajara, in Messico.
«Sono 40 anni che l'uomo ha messo piede sulla Luna e noi avremmo dovuto restarvi, per colonizzare da lì anche Marte. E questo perché Marte è il nostro destino. Noi siamo i marziani del futuro», ha dichiarato Bradbury, al quale la più grande manifestazione letteraria ed editoriale in lingua spagnola ha dedicato un omaggio speciale. In Italia, Mondadori ha pubblicato lo scorso anno «Troppo lontani dalle stelle. Saggi su passato, futuro e tutto ciò che sta nel mezzo», pagine in maggioranza inedite nel nostro paese in cui Bradbury dice la sua sulla narrativa, sul futuro, su celebri divi del cinema, e intanto rievoca ricordi, riflette, condivide opinioni, profezie e filosofie...
Ray Bradbury - figlio di un operaio elettrico e di una casalinga di origini svedesi, trasferitosi nel '43 dall'Illinois, dove era nato nel 1920, in California a causa della grande depressione durante la quale il padre rimase disoccupato - parlando a Guadalajara per oltre un'ora e mezzo davanti ad un pubblico di tremila persone, si è detto preoccupato perché l'uomo è andato sulla Luna, senza tuttavia colonizzarla.
«Noi dobbiamo tornare sulla Luna, creare una stazione spaziale permanente, da dove poi far partire ulteriori esplorazioni in direzione di Marte e quindi colonizzare anche quel pianeta. Una volta colonizzato Marte, potremo guardare al sistema stellare di Alfa Centauri», ha sostenuto il maestro della letteratura fantascientifica. Il tutto con l'obiettivo di «trovare l'immortalità del genere umano». «L'uomo del futuro sarà un viaggiatore dello spazio; vivremo eternamente solo quando noi viaggeremo nell'universo», ha concluso Bradbury.
Nel corso del lungo collegamento via satellite, Ray Bradbury ha risposto a numerose domande, formulate soprattutto dai giovani lettori. Ha ricordato i suoi inizi di scrittore, le sue difficoltà economiche, le sue passioni giovanili e le sue prime letture. Il romanziere ha poi fatto l'elogio delle biblioteche pubbliche, dove lui stesso in gioventù, senza soldi, trovava rifugio per leggere e scrivere.
«Le biblioteche sono essenziali per diventare grandi studiosi e scrittori; le biblioteche sono gratuite e per tutti, mentre le università sono costose», ha aggiunto Bradbury con una punta polemica. Poi lo scrittore ha parlato dell'importanza del cinema, che a suo parere aiuta «ad aprire la mente e la fantasia». Tra i 20 e i 30 anni ha raccontato di aver visto qualcosa come almeno 2mila film: «Talvolta ne vedevo anche 16 a settimana». Infine, Bradbury ha parlato dei suoi romanzi e di quello forse più famoso, «Farenheit 451», pubblicato nel 1953 e da cui il regista Francois Truffaut trasse l'omonimo celebre film.
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