Repressione nel Bahrein. Clinton: è la strada sbagliata

Ma il re Hamad al-Khalifa non la ascolta: all'alba i dimostranti che occupavano da settimane la piazza centrale della capitale sono stati sloggiati con la forza

Il Bahrein e i suoi alleati che hanno inviato truppe contro le manifestazioni anti-governative sono «sulla cattiva strada»: lo ha detto il Segretario di Stato Usa, Hillary Clinton. «Siamo allarmati da quello che sta accadendo in Bahrein. Pensiamo che alle domande e alle aspirazioni del popolo che sta manifestando non si possa rispondere con la forza», ha aggiunto la Clinton chiedendo al governo di Manama di aprire un negoziato e cercare un accordo politico con chi sta protestando.
Il re Hamad Bin Isa al-Khalifa sembra però aver scelto definitivamente la via del pugno di ferro. All'alba un assalto senza precedenti, con centinaia di agenti in tenuta anti-sommossa, carri armati ed elicotteri, ha messo in fuga i dimostranti che da settimane occupavano piazza delle Perle a Manama, epicentro delle proteste. L'opposizione sciita, che nel Paese rappresenta la maggioranza della popolazione, ha denunciato la morte di cinque manifestanti, gridando alla «guerra di annientamento». Due, invece, in base a quanto riferito dal ministero dell'Interno, i poliziotti uccisi negli scontri nella capitale, anche se sul numero preciso delle vittime ci sono versioni contrastanti. Due giorni dopo l'arrivo di rinforzi dal Golfo - 1500 soldati sauditi e 500 degli Emirati - il governo ha imposto il coprifuoco a Manama e vietato tutte le manifestazioni.


La Casa Bianca è molto preoccupata per quanto accade nel Bahrein, Paese che ospita la Quinta Flotta americana in una sua base navale e che rischia di diventare il teatro di un confronto con il vicino Iran, in grado di usare gli sciiti del Bahrein come cavallo di Troia per l'esportazione della sua rivoluzione islamica nel Golfo.

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