Roma - «Qui in questo Ateneo c’è chi ruba lo stipendio: ci sono persone che lo prendono da anni e non fanno nulla. Ora faremo pulizia». Ma chi sono i fannulloni? «Il 30 per cento dei ricercatori della facoltà di Giurisprudenza non ha prodotto nulla nell’ambito della ricerca scientifica e in generale alla Sapienza il 10 per cento dei ricercatori non ha prodotto nulla negli ultimi 10 anni».
La verità pronunciata dal rettore dell’Università La Sapienza di Roma, il professor Luigi Frati, piomba come un macigno durante la conferenza stampa convocata da presidi di facoltà, professori e ricercatori della Sapienza, per protestare contro i tagli previsti dalla riforma del ministro dell’Istruzione, Mariastella Gelmini. Qualcuno grida vergogna, altri fischiano ma questa volta è davvero difficile negare che «il re è nudo» e continuare a fare finta di niente. Soprattutto se, finalmente, si muove qualcosa dall’interno a spezzare il meccanismo di autodifesa, secondo il solito ragionamento del «cane non mangia cane».
La Sapienza come tanti altri atenei in Italia è in mobilitazione contro la riforma dell’Università messa a punto dalla Gelmini, che dovrebbe approdare in aula al Senato prima della pausa estiva. Quello del governo è un provvedimento che prevede lo scardinamento di un sistema malato dove non esistono responsabilità per gli scarsi risultati raggiunti, dove chi sale in cattedra usa il suo potere per sistemare figli, nipoti e cugini di terzo grado, dove il merito non viene riconosciuto. La riforma punta tra l’altro alla riduzione dei corsi di laurea inutili e alla riorganizzazione amministrativa degli atenei. E soprattutto introduce il principio della valutazione: i finanziamenti saranno legati ai risultati, alla qualità della ricerca e all’impegno nella didattica. Basta con i finanziamenti a pioggia.
Non stupisce quindi che si protesti in un’università dove il rettore Frati denuncia pubblicamente «gente che ha sempre rubato lo stipendio: queste persone vanno cacciate dall’Università ».
Frati si appella alla «parte sana » della classe docente, ai professori e ai ricercatori che si impegnano per far funzionare gli atenei. «Bisogna reclamare la progressione economica soltanto per i meritevoli - dice Frati - . Facciamo pulizia a casa nostra per avere più potere morale». Per il rettore esiste una precisa responsabilità del corpo docente e amministrativo della Sapienza rispetto alle riforme che si sono avvicendate in questi anni: «Non credo che noi non siamo corresponsabili riguardo ai provvedimenti sull’università da parte di governi di centrodestra e di centro sinistra», afferma Frati sottolineando appunto come ci siano ricercatori che in dieci anni non hanno prodotto alcun lavoro che abbia un minimo di rilievo scientifico.
Per Frati questo è il momento di cambiare: «È già in atto un’operazione di pulizia e spero che ora cambi anche il direttore generale dell’ospedale (Umberto Montaguti del Policlinico Umberto I, ndr ) », aggiunge Frati che ha poi anche criticato le varie forme di protesta che stanno mettendo in atto i professori, definendole «folclore», come quella che prevede di
tenere gli esami di notte «a lume di candela». Inaccettabile l’annunciato blocco della didattica e degli esami da parte dei docenti che ovviamente penalizzerebbe gli studenti e violerebbe il loro diritto allo studio.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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