Riforma Ue delle tv la sinistra cerca 10 voti per colpire Mediaset

Alessandro M. Caprettini

nostro inviato a Bruxelles

Dieci voti: è la forbice sulla quale quest'oggi nell'emiciclo di Strasburgo si gioca la vera partita - quella pubblicitaria - all'interno della risoluzione sulla cosiddetta «tv senza frontiere», testo varato dalla commissione Barroso a inizio anno e ora giunto al giudizio dell'europarlamento. Pochi infatti i punti di contrasto sul resto della tematica, relativa al campo d'applicazione, al principio di giurisdizione del Paese d'origine delle trasmissioni e quant'altro (come la protezione dei minori e della dignità umana, il diritto di replica e l'identificazione dei contenuti commerciali sui servizi «non lineari» e cioè quelli in cui è lo spettatore a poter scegliere autonomamente tra i contenuti offerti).
Il punto di frizione vero era e resta la pubblicità. Con la sinistra - Gue e Ps - decisamente all'attacco per diminuire i tempi orari decisi dalla Commissione (20 minuti per ora). E con i parlamentari italiani della Margherita (inseriti tra i liberali dell'Alde) che premono invece per assoggettare le telepromozioni agli spot, cercando di tagliare risorse a Mediaset che in Europa è l'unica a praticare certe forme di propaganda pubblicitaria. Due sere fa, a sorpresa, a Strasburgo si è presentato il ministro Gentiloni a spiegare la posizione italiana. In molti ci hanno trovato la conferma di un suo scontato pressing a favore dell'emendamento dei colleghi eurodeputati. Il suo ufficio stampa ieri ha negato di aver messo in circolo uno «spot anti-Mediaset», ma poi ha dovuto ammettere che anche di telepromozioni si è finito per parlare nell'incontro e che il parere del ministro non è stato affatto discosto dalle posizioni di chi ha presentato quell'emendamento.
Ma il fatto è che sulla pubblicità tv - e cioè sull'attacco a Mediaset e dunque a Berlusconi - forse in queste ore a Strasburgo si sta giocando una partita un po' più complessa di quella di equiparare spot e telepromozioni. Molti sanno perfettamente come dietro Gentiloni ci sia Prodi. E non a caso il gruppo socialista - che a Lisbona pochi giorni fa ha invitato il Professore a unire il prossimo partito democratico alla compagnia - non fa mistero di poter sostenere questa iniziativa. Di contro tra i liberali dell'Alde, che si troverebbero privi dell'apporto della Margherita, non sono poi così tutti convinti di poter caldeggiare la proposta italiana, visto tra l'altro che sui temi economici si son sempre ritrovati più col Ppe che coi socialisti e la sinistra estrema.
Così si vivono ore di una certa convulsione in riva al Reno. Contatti ufficiali e ufficiosi, richieste di solidarietà, allarmi lanciati in entrambi i campi. La Commissione - in questo caso la Reading - si è già dichiarata contraria tanto alla riduzione dei tempi pubblicitari che della equiparazione spot-telepromozioni, visto che questo rischierebbe di frenare lo sviluppo tv, dati i cali degli introiti. Ma Ps e parte dell'Alde vanno avanti comunque.

E se non manca qualche perplessità a sinistra sulla validità degli emendamenti presentati, anche a destra nasce qualche dubbio. L'altoatesino Ebner (Svp) controlla una tv locale che sarebbe ben felice di assicurarsi nuovi introiti da divieti indirizzati a Mediaset.

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