D'accordo che ai rapper è concessa (quasi) ogni licenza e che Marracash è senza dubbio uno che sa usare bene le parole. Ma perché far riferimento a «chi invoca i manganelli»? Lo fa nel brano Gli sbandati hanno perso, contenuto nel disco uscito ieri È finita la pace. Poi, nel brano Crash allude al «governo di fasci che dice frasi preistoriche». Per chi (pochi) non lo conoscesse, Marracash, al secolo Fabio Bartolo Rizzo, è uno dei pochi rapper che siano riusciti a mantenersi il più possibile al di fuori della fogna mediatica, della guerra per bande che domina il regno dei rapper, della corsa alla volgarità più grave o, addirittura, al crimine più becero. È uno dei migliori, possiamo definirlo un cantautore nel senso più esteso del termine perché canta le proprie parole senza troppo concedersi al gusto dell'invettiva fine a se stessa. Proprio per questo sembra una caduta di stile il riferimento ai «manganelli», se non altro perché evocano un periodo per fortuna terminato da un bel po' che nessuno vuole ripristinare. È insomma un facile «gancio» per attirare un consenso volatile che rischia di sovrapporsi, persino di scavalcare il merito di un disco che esce dalle solite banalità del rap di facile corso. Lui spiega, nell'intervista qui a fianco, di non avere troppa fiducia nella politica di ogni tipo e che, quindi, si riferisce a questo governo perché è in carica, altrimenti avrebbe criticato un altro governo senza far distinzioni.
Però il rischio è quello di scadere proprio in ciò che, per definizione, un cantautore di alto profilo potrebbe evitare, ossia l'inciampo nei luoghi comuni. Tutto l'album di Marracash conferma uno stile autorevole, nel suo genere. Evitare queste rime sarebgbe stato ancora più autorevole.
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