Il ritorno di Tarantino fra nostalgia e canaglie

DiCaprio e Pitt protagonisti in un omaggio al cinema di genere. Il film uscirà il 18 settembre

Il ritorno di Tarantino fra nostalgia e canaglie

«Sei un buon amico», dice Rick. Cliff risponde: «Ci provo!». Sono le star Leonardo DiCaprio e Brad Pitt, per vedere i quali è delirio al cinema Adriano di Roma, dove alle nove di ieri mattina, in una città deserta e caldissima, si proiettava in anteprima C'era una volta a... Hollywood. Il nuovo film di Quentin Tarantino, in uscita il 18 settembre, scatena folla e giornalisti e pazienza per le spinte e l'attesa di un'ora, prima che il regista, accompagnato dai produttori, da Leonardo DiCaprio e dall'affascinante Margot Robbie, appaia in maglietta nera, con su scritto: «Brutalism». Nella scena che mima la strage di Bel Air del 1969, quando l'attrice Sharon Tate, moglie di Roman Polanski, venne massacrata, incinta al nono mese, dagli hippies seguaci di Charles Manson, di brutalità ce n'è.

C'è pure DiCaprio, l'attore di serie tv di successo Rick Dalton, mentre la sua carriera declina, col lanciafiamme in mano, a incenerire la balorda col pugnale venuta a uccidere lui e i ricchi vicini. E vedere Brad Pitt, nel ruolo dello stuntman e galoppino di Dalton, che si mostra a torso nudo, prima di aizzare il suo molosso contro «le bestie» di Manson, è una delle sorprese che tale omaggio al nostro cinema di genere riserva. Brad ieri era a Londra, a promuovere questa lettera d'amore all'epoca d'oro di Hollywood, tra i Cinquanta e i Sessanta.

La storia si ambienta nel 1969, anno che per Quentin ha valore di soglia. «Non voglio fare il vecchio rincoglionito, ma prima del cinema digitale esistevano artigiani bravissimi, si costruivano set meravigliosi. Tutto questo si sta perdendo. Per me il cinema è cambiato anche solo rispetto ai Novanta, quando ho iniziato io», spiega Tarantino, a Roma accompagnato dalla moglie Daniella Pick.

La nostalgia per quella Hollywood, dove due malinconici lavoratori dello spettacolo si legano d'amicizia, nonostante il primo sia alcolista e il secondo uxoricida, contagia Leonardo DiCaprio. «Perché proprio il 1969? Sono andato a guardarmi su Google i film di quell'anno: è un punto di svolta culturale nella storia del cinema Usa. Sono cresciuto guardando film, né pensavo di diventare attore. Ora cerco di migliorare. Con Quentin sono entrato nel mondo western dei Cinquanta: lui, cinefilo, ci ha portato dentro quel mondo con passione. Un enorme contributo alla tivù e al cinema», racconta Leo, che tratteggia il suo Rick con bravura, mentre dimentica le battute e si definisce «uno che diventa sempre più inutile». Di quella tv da pistoleri in bianco e nero ne circola molta in C'era una volta a... Hollywood e, a un certo punto, una seguace di Manson giustifica il massacro affermando che alla sua generazione la tv insegnava a uccidere, quindi si poteva eliminare chi quella tv faceva...

Che Tarantino sia una miniera di ricordi, tra drive-in e locandine nel deserto, è confermato da Margot Robbie, efficace nel ruolo di Sharon Tate. La vediamo mentre, in minigonna e stivali bianchi, chiede di entrare gratis nella sala dove si proietta un suo film. «Come girare quella scena me l'ha suggerito Quentin, che una volta ha chiesto d'entrare gratis al cinema, dato che il film proiettato lo firmava lui. Leggendo la sceneggiatura mi sono sentita trasportata nella Hollywood del 1969», rivela Margot.

Tarantino nel film rende omaggio a Sergio Corbucci e Antonio Margheriti: per rilanciare la sua carriera, suggerisce il produttore Schwarz (un divertente Al Pacino), Dalton dovrà girare western in Italia. «Sono un fan dei B-movie e adoro il modo italiano di reinventare i tipi dei film.

Sono fan dei poliziotteschi, dei gialli, delle commedie sexy, ma soprattutto degli spaghetti-western. Il primo libro che ho letto sul tema s'intitolava Spaghetti western. La violenza all'opera. Cerco di fare lo stesso col mio cinema», scandisce Tarantino.

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