Il passato cinsegue. Dalle memorie di lontani viaggiatori malalloggiati in sordide locande secentesche, dai lamenti di poveri carcerati rinchiusi nelle segrete di umide cittadelle saltano fuori le cimici e, con un poderoso balzo nel tempo e nello spazio, riprendono a pizzicarci, a esigere il loro piccolo e fastidioso tributo di sangue. E non basta. Dagli anfratti di unItalia minore e pezzente, cancellata dai caroselli televisivi, riprendono a procedere in sgradevole carovana, fra baveri e capelli, i pidocchi.
È curioso, queste ignobili e dimenticate presenze convivono con simboli e strumenti della nostra modernità tecnologicamente avanzata. Le cimici, ad esempio, viaggiano in Eurocity, fior di treni, gioielli di locomotori, orgoglio di ferrovie del terzo millennio. Come compagni di strada, oltre a viaggiatori umanissimi e sconcertati, qualche volta hanno anche le zecche, che evidentemente non tollerano più la lentezza snervante dei cani, ineluttabilmente limitati dalla superata locomozione a quattro zampe. E se continua questo andazzo, chissà, cimici e zecche conosceranno lebbrezza della Tav, più di trecento chilometri allora.
E i pidocchi? Spadroneggiano non soltanto fra i miserabili giacigli di quei poveretti che con indebita frivolezza chiamiamo «clochard», ma si presentano nelle scuole, puntuali con la campanella, su bambini che a guardarli da lontano, vitaminizzati, ben vestiti, con gli zainetti regolamentari, sembrano la meglio infanzia, sfornati da case pulite, doppi servizi, docce in casa e dopo la lezione di nuoto o di tennis.
Le cronache riferiscono che i pidocchi impazzano addirittura in Piemonte e Lombardia, che pure sono fra le regioni dEuropa con il maggior reddito, e un acuto osservatore notava che quei tali insetti ingrassano anche perché il rispetto della privacy, nelle scuole, impedisce quelle ispezioni cui indulgevano i maestri con i bambini che erano scolari negli anni del dopoguerra. Oggi non si può mettere in imbarazzo nessuno, a costo di favorire i pidocchi.
Di fronte a simili presenze, a simili ritorni, si sprecano le teorie ecologiche, socioeconomiche e, perché no?, esoteriche. Gli ambientalisti estremi, quelli che passano le notti a guardare film terrificanti sulla vendetta dei serpenti a sonagli, delle api e delle locuste, pensano che ormai ci troviamo di fronte a una vera e propria rivolta degli insetti, che sarebbero mossi da superiori intelligenza e strategia, soltanto per vendicarsi del Ddt e di tutti gli altri insetticidi che abbiamo usato senza risparmio per anni. Questi ambientalisti ultrà tifano anche per le zanzare, che non ci hanno in realtà mai abbandonato, e che, chissà, potrebbero ritrovare anche lantico potere di regalare la malaria.
Poi ci sono i piagnoni del più sinistro catastrofismo italiano. Non lo dicono apertamente, ma usano come compagni di strada anche zecche, cimici e pidocchi e si preparano a piangere su una società italiana che ormai scivolerebbe verso la povertà. Per questi menagramo bastano i principali indicatori economici: la nostra è una società che non soffre la fame, né la carenza dacqua e di sapone, anche se ha, al pari di tutte le società occidentali, i suoi squilibri e i suoi punti deboli.
Ciò che colpisce nel ritorno di certi insetti è, in verità, la loro possibilità di convivenza con un mondo tecnologicamente progredito. È una straordinaria capacità di adattamento che consente loro di sopravvivere, ma cè anche, certamente, una nostra sciatteria di fondo, alimentata da false certezze. Ormai ci sentiamo troppo sicuri, siamo convinti che basta azionare gli spray di tanti concentrati di linderia per battere disordine e sporcizia. Abbiamo dimenticato gesti a attitudini antichi, dettati da unesperienza plurimillenaria, riteniamo che basti spruzzare, passare straccetti magici che catturano polvere e sporco, per ridare alle nostre case lo splendore e il luccichio degli spot.
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