Roma Basta, non se ne può più di questa «via crucis». Ben venga allora la «gogna pubblica». Perché «sarà pur vero che non è molto gratificante fare il deputato di maggioranza e premere solo il famigerato bottone, ma è altrettanto indubitabile che il compenso di chi fa il parlamentare è assolutamente adeguato alla bisogna». Per essere chiari: è «inaccettabile», anche perché «nessuno è obbligato a fare il rappresentante del popolo». Il Cavaliere magari lo farà di persona, a tempo debito. Ma intanto è il suo staff a dichiarare guerra agli assenteisti del Pdl. Già, proprio così. E volano sonore sberle agli ingrati colleghi di partito, divenuti onorevoli grazie ai voti del Pdl.
È un Mattinale di fuoco quello assemblato ieri a Palazzo Grazioli, il documento politico che detta la linea del capo, tarato pure sull’ennesima «Caporetto». È tutto nero su bianco, a pagina 5, al capitolo 4, il cui titolo è già un programma: «Assenti/Forza, quota 40 è vicina!». A metà strada tra presa per i fondelli e dura reprimenda, i fedelissimi di Silvio Berlusconi non mandano giù il boccone amaro di martedì pomeriggio. Quando il «famoso decreto salvaliste», quello «varato in extremis dal governo nel tentativo di scongiurare l’assenza del simbolo del Pdl dalle regionali del Lazio», non quindi un «provvedimento qualsiasi», è mestamente capitolato.
Si parte con un’ironia sprezzante, su cui non c’è proprio nulla da ridere. «Tra poco gli assenteisti del Pdl spegneranno le 40 candeline, nel senso che dall’inizio della Legislatura, e nonostante la maggioranza bulgara conquistata da Berlusconi alle Politiche del 2008, saranno riusciti nell’impresa di far andar sotto il governo alla Camera, appunto, 40 volte». Ma la botta continua. «A oggi siamo a 38, ma se gruppo e partito non prenderanno provvedimenti urgenti, la situazione diventerà sempre più grottesca».
Così, ancora una volta, «l’Aula di Montecitorio ha inopinatamente approvato un emendamento interamente soppressivo presentato da Bressa del Pd, su cui il governo aveva ovviamente espresso parere contrario». A pesare è stata «l’assenza di 38 deputati del Pdl e di 4 della Lega, che pur considerati presenti non erano fisicamente in Aula al momento del voto».
«Ma come?», si chiedono i berlusconiani più stretti. «La sinistra è a pezzi, imbambolata dall’ennesima batosta elettorale» e «invece di presidiare in massa l’Aula per festeggiare la vittoria, il centrodestra si fa infilare in contropiede per l’assenza di tutta la difesa?». A questo punto, «diciamolo senza ipocrisie: il cronico assenteismo parlamentare nelle file del Pdl configura una questione morale che, alla lunga, può avere anche effetti politici indesiderati». Tanto più che «c’è da chiedersi quali garanzie potrà dare il gruppo parlamentare del Pdl alla Camera quando si tratterà di affrontare l’accidentato percorso delle riforme».
Insomma, «la via crucis del governo alla Camera nei primi due anni di legislatura è un’assoluta anomalia, visto il divario numerico esistente con l’opposizione». Che fare? «Ora è giunto il momento di rendere noti, quotidianamente, i nomi dei deputati assenteisti». Certo, «sarà una gogna pubblica», ma sarà pure «una gogna meritata».
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