È un privilegio che si perpetua da quasi cinquant'anni. Ed è un privilegio che pesa, perché fa si che non solo i novanta consiglieri - che privilegio nel privilegio in Sicilia si fregiano del titolo di deputati - ma anche l'ultimo dei commessi abbiano, di diritto, stipendi che i loro colleghi degli altri consigli regionali nemmeno si sognano, perché sono equiparati a quelli di Palazzo Madama. Ma adesso, modificato il Senato, anche in Sicilia si affaccia il vento del cambiamento. E così arriva la proposta ufficiale: stop all'equiparazione tra il Senato e l'Assemblea regionale siciliana. Un modo di fare spending review, ma non solo. Perché togliere quest'unicum che fa della Sicilia una mosca bianca vuol dire anche dare un segnale, chiaro, che i tempi sono cambiati.
A lanciare la proposta non è il governatore Rosario Crocetta, ma il leader dell'opposizione e suo avversario alle Regionali siciliane del 2012 Nello Musumeci. È stato proprio Musumeci, qualche giorno fa, nella convention che si è svolta a Palermo e che parafrasando il libro di Pietrangelo Buttafuoco «Buttanissima Sicilia» ha avuto come tema «È buttanissima#diventeràbellissima», ha lanciato la nuova campagna contro l'equiparazione: «È ora di abolire- ha spiegato Musumeci - la legge regionale 44 del 1965 che lega il trattamento economico dei deputati siciliani a quello dei senatori. È vero che negli ultimi anni le indennità dei parlamentari regionali sono state ridotte di oltre il 30 per cento, ma abbiamo il dovere di abrogarla questa legge, per adeguare i compensi a quelli dei consiglieri delle Regioni ordinarie. È un brutto retaggio che si porta dietro il cattivo sapore del privilegio. La dignità dell'Ars e la specificità dello Statuto si difendono con l'Autonomia responsabile, producendo leggi efficaci per lo sviluppo e comprensibili per tutti. È arrivato il momento di una nuova offerta politica che dia segnali forti e concreti perché la gente torni a credere con fiducia in una classe dirigente più vicina alle esigenze del cittadino».
Non è la prima volta che in Sicilia si ventila un'ipotesi del genere.
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