L'assistenza spirituale nei nosocomi del Lazio ha costi milionari. Lo svela un’inchiesta del quotidiano Il Tempo che snocciola le cifre che gli ospedali di Roma e provincia destinano a sacerdoti e suore che si occupano di dare conforto ai malati in corsia.
A guidare la classifica delle aziende sanitarie laziali che investono di più sulla presenza di religiosi è il Policlinico Umberto I, che per 270mila euro l’anno ha assunto sette cappellani e una religiosa che si occuperanno di assistere spiritualmente i degenti e celebrare le funzioni religiose. L’importo è stato messo nero su bianco in una convenzione sottoscritta con la Diocesi di Roma e servirà a coprire stipendi dei sacerdoti, “oneri sociali” e “Irap”. Secondo le informazioni acquisite dallo stesso quotidiano, infatti, i religiosi vengono inquadrati come “collaboratori amministrativi professionali” di settimo e quarto livello. In più il personale ecclesiastico beneficia di vitto, alloggio e rimborsi spese per le celebrazioni liturgiche. Il rovescio della medaglia è che i sacerdoti devono essere reperibili 24 ore su 24 e rendersi disponibili per ogni evenienza.
La cifra sborsata dal Policlinico, tuttavia, non si discosta di molto da quelle messe a bilancio dalle altre sei Asl romane a partire da quando è stato disciplinato il “servizio di assistenza religiosa agli infermi” con un protocollo d’intesa firmato nel 2001.
In totale il personale religioso assunto è di circa 50 unità e i costi per ogni struttura possono variare da 100mila a oltre 200mila euro l’anno, a seconda del numero di sacerdoti presenti. Anche se, rispetto agli ultimi anni, molti ospedali hanno scelto di ridurre questa voce di spesa risparmiando dal 6,5% al 30%.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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