Il piano case per i rom fa flop? La Raggi ora li mette in hotel

Nuove difficoltà per Virginia Raggi, il piano di superamento dei campi rom è un flop e così il Comune prova a sistemare i nomadi nelle strutture ricettive svuotate dal Covid. La 21 Luglio: "Non funzionerà, assegnategli le case popolari"

Il piano case per i rom fa flop? La Raggi ora li mette in hotel

Il fallimento del piano di superamento dei campi rom è lì. Nero su bianco in una determina dirigenziale dell’ufficio speciale rom, sinti e caminanti, a cui spetta il difficile compito di coordinare la fuoriuscita dei nomadi dagli insediamenti della Capitale.

Sulla carta un piano c’è già, ed esiste dal 2017, ma gli strumenti adottati sinora si sono rivelati un flop. Occorre insomma un “rinforzino” anche perché, sussurrano i maligni, le elezioni amministrative sono dietro l’angolo. Si apre così la caccia alle strutture ricettive per accogliere temporaneamente quei pochi nomadi che hanno accattato di mettersi nelle mani del Comune di Roma. Per quanto riguarda l’area F del villaggio attrezzato di Castel Romano parliamo di appena sei nuclei familiari. Venti persone su un totale di 547 inquilini, se si considera l’intero campo.

Nonostante il Comune sia pronto a sborsare fino a 800 euro al mese per due anni per le spese dell’affitto, la ricerca di un’abitazione sul mercato immobiliare privato è andata male. Tanto che in un passaggio della determina in questione si parla di “difficoltà a trovare un alloggio sul mercato libero” per le famiglie che hanno sottoscritto il Patto di responsabilità.

Che fare? Per evitare l’ennesima figuraccia, dall’ufficio speciale prendono tempo e mettono sul piatto nuove risorse: 91.378 euro in più rispetto ai 3,3 milioni di fondi europei già stanziati per il piano di superamento dei campi. Soldi attinti dalle tasche dei romani, che serviranno a finanziare un “servizio residenziale temporaneo”. Allo scopo l’amministrazione “intende acquisire manifestazioni di interesse”. In poche parole sonda il terreno, per vedere se qualcuno è tentato dall’affare.

L’avviso si rivolge non solo alle “strutture in cui siano già attivi servizi di accoglienza” ma anche agli “appartamenti ad uso bed and breakfast con zona cucina, resisi disponibili per gli effetti sul turismo dell’emergenza Covid19”. Le strutture che si faranno avanti “dovranno essere in possesso dei requisiti previsti dalla normativa vigente in materia edilizia, igienico-sanitaria e sulle condizioni di sicurezza degli impianti”. La durata del contratto è di massimo 107 giorni con decorrenza presunta dal 18 gennaio 2020. Poco più di tre mesi. Meglio di niente se la filosofia è quella del “tirare a campare”.

“Questa delibera sancisce il definitivo fallimento del piano di superamento dei campi rom”, sentenzia dall’altro capo della cornetta Carlo Stasolla, presidente della 21 Luglio. “Nutro forti dubbi sul successo di un’iniziativa del genere, ammesso che qualcuno metta a disposizione gli alloggi – ci spiega – non è detto che le persone accettino di spostarsi. Chi gli assicura che dopo 107 giorni non si ritroveranno in mezzo ad una strada?”.

Il Comune lavora alla chiusura del villaggio attrezzato di Castel Romano dallo scorso febbraio. Nel frattempo, dopo esser finita al centro della cronaca per episodi di malaffare e roghi tossici, la baraccopoli è stata posta sotto sequestro dalla magistratura. Il tempo stringe. Nella roadmap capitolina c’è scritto che dovrebbe chiudere i battenti “inderogabilmente” entro il 18 settembre 2022, ma c’è chi nutre qualche perplessità.

“I numeri parlano da soli, di questo passo – spiega il presidente della 21 Luglio – non credo proprio che la tabella di marcia verrà rispettata”. La soluzione per Stasolla c’è, e sarebbe a costo zero: “Basterebbe che il Comune sbloccasse le graduatorie di assegnazione delle case popolari, visto che l’85 per cento delle persone che vivono a Castel Romano hanno un ottimo punteggio”.

“L’amministrazione capitolina dimostra ancora una volta la sua incapacità”. È invece il commento della consigliera regionale della Lega Laura Corrotti, che parla di “spesa extra” in vista della campagna elettorale. Inizialmente, infatti, l’amministrazione pentastellata aveva promesso che il percorso di fuoriuscita dei rom dai campi non sarebbe pesato sulle tasche dei cittadini.

“La cosa fondamentale è che le linee guida per il superamento dei campi rom prevedono l’utilizzo di fondi

europei (…) noi andiamo a prendere le risorse europee e andiamo a fare quello che da anni Roma chiedeva, il superamento dei campi”, diceva all’epoca la sindaca Virginia Raggi. Due promesse su due tradite.

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