L’emergenza rifiuti a Roma è diventata uno scontro tra Regione Lazio e Campidoglio. Da una parte, l’ordinanza del presidente Nicola Zingaretti che obbliga la sindaca Virginia Raggi a individuare un sito dove realizzare la nuova discarica per evitare il commissariamento. In sostanza, se non lo sceglierà la Raggi, lo farà un tecnico al suo posto.
Dall’altra, il primo cittadino della Capitale che ha deciso di ricorrere al Tar contro l’ordinanza, scaduta l’11 dicembre. Il provvedimento era stato emanato a fine novembre in quanto il 15 gennaio 2020 chiuderà la discarica di Colleferro, dove finiscono i rifiuti di Roma. I tecnici comunali e regionali hanno redatto un elenco di 7 possibili siti dove realizzare il centro di raccolta rifiuti, documento che è stato bocciato in aula dal Movimento 5 Stelle. Tra questi siti, quelli più idonei sono quelli di Falcognana, Porta Medaglia e Monte Carnevale.
Sulla questione non è stata presa nessuna decisione. Anzi il Campidoglio è andato allo scontro con la Regione. Nel frattempo, Zingaretti non ha nominato un commissario sperando di giungere a un accordo con il Comune, che attende di sapere se potrà impugnare l'ordinanza in tribunale. In realtà, il Campidoglio è favorevole alla discarica ma solo dopo l’approvazione finale del piano rifiuti regionale e non è d’accordo che termini e modalità vengano stabiliti dalla Pisana. La stessa Regione potrebbe procedere con la nomina del commissario se la situazione non si sbloccherà. Intanto l’Ama ha detto che rispetterà quanto stabilito dall’ordinanza. Inoltre, ha ribadito che “senza discarica sarà emergenza” e che portare l’immondizia fuori Regione peserà molto sulle tasche dei romani. Insomma, l’unico 'no' resta quello di Virginia Raggi. In questa settimana sapremo qualcosa di più.
Di certo, non sono confortanti i dati del settore che arrivano dall’Acos, l’Agenzia per il controllo e la qualità dei servizi pubblici locali di Roma Capitale e dall’Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale).
I numeri
L’Acos ha rilevato che nel primo semestre del 2019 i costi della raccolta differenziata sono più che raddoppiati rispetto al 2007. Anche i rifiuti indifferenziati non riciclabili hanno visto aumentare le loro spese. Rispetto al 2007, infatti, i costi di raccolta e trasporto sono aumentati del 50%, quelli di trattamento e smaltimento sono cresciuti del 104%. A Roma il servizio di raccolta grava su ogni cittadino per una cifra di 274,9 euro. Si tratta di una cifra pro-capite che stacca notevolmente i 231,19 euro di Napoli, i 213,14 di Milano e i 207,57 di Torino.
Deve far riflettere un ulteriore dato. Lo scorso anno l’Ama ha dovuto spedire fuori regione quasi 500 mila tonnellate fra rifiuti e residui di trattamento, per una distanza media di circa 450 chilometri. Questo ha avuto delle ripercussioni a livello ambientale ed economico. Le emissioni di polveri sottili (Pm10) sono state pari a 5 volte quelle annue del tmb Salario (trattamento meccanico biologico ovvero una tecnologia di trattamento a freddo dei rifiuti indifferenziati), mentre sulla Tari sono stati rilevati incrementi di spesa tra il 25 e il 50 per cento.
L’Ispra ha registrato nel 2018 una crescita del 2,5% della produzione di rifiuti nella Capitale rispetto all’anno precedente. La cifra complessiva è stata di oltre 1,7 milioni di tonnellate, di gran lunga superiore a quella delle più importanti città come Milano (692.228), Napoli (505.150) e Torino (450.467). Il valore pro capite di rifiuti urbani ha superato i 600 chilogrammi per abitante in un anno, attestandosi a 605,2. Si tratta di quasi 18 chili per abitante in più rispetto al 2017, quando erano 587,2 kg ma anche rispetto al 2014 quando erano 598,8. La raccolta differenziata è scesa dal 43,22% nel 2017 al 42,9% dello scorso anno.
Vertici Ama: 7 cambi in 3 anni
In 3 anni Virginia Raggi ha già cambiato sette manager in Ama. Ha ereditato dalla giunta Marino, Daniele Fortini, nominato a fine gennaio 2014. Originario di Orbetello (Grosseto), ha avuto molti incarichi istituzionali e amministrativi in società che gestiscono servizi idrici, rifiuti e gas, in gran parte tra Roma e Firenze.
A inizio agosto 2016, Fortini viene rimpiazzato come amministratore unico dal torinese Alessandro Solidoro, presidente dell’Ordine dei commercialisti di Milano ed esperto nelle gestione della crisi d’impresa. Quest’ultimo dura pochissimi mesi perché a metà novembre viene sostituito da Antonella Giglio, avvocato lombardo specializzata in diritto amministrativo, che però vive già da molti anni nella Capitale. Anche Giglio ha vita breve e così il 15 maggio 2017 le subentra come presidente e amministratore delegato Lorenzo Bagnacani, in un cda formato da Andrea Masullo ed Emmanuela Pettinao.
Bagnacani arriva direttamente da Torino in quanto era presidente di Amiat, l'azienda multiservizi di igiene ambientale, durante la giunta Appendino e aveva già esperienza nel settore energetico con incarichi ai vertici di varie aziende. Il dirigente emiliano riesce a durare un po' di più rispetto ai suoi predecessori ma a fine febbraio di quest’anno arriva la nomina di Massimo Bagatti come amministratore unico, già direttore operativo della società dal 2017. In tema di rifiuti, l’architetto livornese aveva redatto il piano regionale della Campania nel 2008 proprio durante la grave emergenza dell’immondizia. Bagatti non fa nemmeno in tempo a prendere confidenza con il nuovo incarico e tre mesi dopo, il 7 giugno 2019, viene cacciato via. Al suo posto arrivano Luisa Melara come presidente e Paolo Longoni come amministratore delegato, mentre Massimo Ranieri completa il cda. Longoni, commercialista napoletano, era stato nel 2017 commissario di Sei Toscana, l’azienda che gestisce i rifiuti nelle province di Arezzo, Grosseto e Siena e in sei comuni della provincia di Livorno. Melara, Longoni e Ranieri si dimettono si dimettono a inizio ottobre e il valzer delle nomine è completato pochi giorni dopo quando Virginia Raggi chiama Stefano Zaghis a ricoprire la carica di amministratore unico.
Milanese, esperto in sviluppo e gestione di fondi immobiliari ma si è occupato anche di attività legate a finanza, trasporti e turismo.Insomma per i vertici di Ama è una continua odissea, che non consente continuità e programmazione per un settore così delicato come quello dei rifiuti.
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