"I boss di Mafia Capitale hanno sfruttato i politici corrotti"

Depositate le motivazioni della sentenza con cui lo scorso settembre è stata riconosciuta l’esistenza di una associazione mafiosa capeggiata da Buzzi e Carminati

"I boss di Mafia Capitale hanno sfruttato i politici corrotti"

Quando la "forza di intimidazione" dell'ex estremista neofascista convertito alla criminalità comune Massimo Carminati si unì al "collaudato sistema di corruttela e prevaricazione" praticato dal capo delle cooperative rosse Salvatore Buzzi nacque Mafia Capitale. Lo ha affermato la terza sezione penale della Corte d’appello di Roma nelle motivazioni della sentenza con cui lo scorso settembre è stata riconosciuta l’esistenza di una associazione mafiosa capeggiata da Buzzi e Carminati.

Dall'unione dei due "diminuì ancor più la possibilità di concorrenza da parte degli imprenditori facendo passare le cooperative da metodi di corruzione semplice a metodi di corruzione di tipo mafioso, per effetto dei quali la forza di intimidazione derivante dal vincolo associativo determinò all’esterno una condizione di assoggettamento e di omertà".

Politici corrotti

Nelle 590 pagine di argomentazioni i giudici spiegano anche che il "mondo di mezzo" in cui si muovevano Buzzi e Carminati "trovò il terreno favorevole nei comportamenti dei funzionari e politici corrotti o compiacenti".

Come riporta il Corriere, le intercettazioni e le testimonianze raccolte nel dibattimento di primo grado dimostrano "la strategia di Buzzi, condivisa con Carminati, per assicurarsi una rete di rapporti e rafforzare le diverse modalità di infiltrazione nell’amministrazione mediante l’erogazione di tangenti", nonché di "contributi elettorali" regolarmente registrati. Ci sono anche gli "accordi tra partiti di maggioranza e di minoranza" siglati quando c’era da spartirsi la torta degli appalti, come le "pressioni" esercitate "per le nomine nei posti chiave dell’amministrazione capitolina", in modo da garantirsi "l’elezione e la collocazione di soggetti affidabili in ruoli decisionali".

Numerosi gli episodi di intimidazione e prevaricazione anche nei confronti degli amministratori pubblici.

"La maggior parte dei funzionari e dei politici che avevano responsabilità nell’Amministrazione comunale non denunciarono gli atti amministrativi illegittimi e i reati commessi nelle turbative di gara, né reagirono, se non in pochi e in modo incompleto e insoddisfacente, alla prassi irregolare degli appalti pubblici".

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