"Costato 30 milioni, è in mano ai balordi": il monumento agli sprechi a Roma

Il centro commerciale dell'Olgiata, costato 30 milioni di euro, è abbandonato alla mercè di vandali e sbandati. La battaglia dei cittadini per riqualificarlo: "Qui ormai è come il Bronx"

"Costato 30 milioni, è in mano ai balordi": il monumento agli sprechi a Roma

Una cattedrale nel deserto. Anzi, un vero e proprio monumento agli sprechi costato oltre 30 milioni di euro di soldi pubblici. È quello che resta dell’Olgiata Shopping Plaza, il centro commerciale inaugurato nel 2010 a ridosso di una delle aree residenziali più famose di Roma, che ora è diventato terra di bivacchi. Tra le ultime attività ad abbassare la serranda, l’anno scorso, c’è stato un famoso fast food. Il ristorante, circondato dal degrado, ormai non attirava più clienti. Oggi lo scenario è spettrale. Parcheggi abbandonati, scale riempite di immondizia, bottiglie rotte, preservativi, vetri infranti, mura crollate e fili scoperti.

La struttura fa parte del programma Punti Verdi Qualità del Comune di Roma. Un sistema che prevede la realizzazione di opere su terreni di proprietà comunale da parte di società private che, in cambio, si sarebbero dovute fare carico anche di una serie di interventi utili alla collettività. Così doveva essere anche per lo Shopping Plaza, una struttura sostenibile realizzata con materiali innovativi, con attenzione al verde e all’ambiente circostante. Nel 2017 la società concessionaria però fallisce e lo shopping center inizia la sua parabola discendente. Già da qualche anno prima, in realtà, come scriveva il Corriere, l'azienda non pagava più le rate del mutuo, garantito dal Comune al 90 per cento.

Nel 2020, arriva la sentenza del Consiglio di Stato che impone lo sgombero del centro commerciale, del centro sportivo e della sede della Croce Rossa ritenuti "non più agibili". Ciò che resta oggi è un mostro di lamiere e immondizia. "Qui non c’è un intervento di manutenzione da anni", denuncia Silvestro, l’unico imprenditore ad essere rimasto nel centro commerciale. Le uniche azioni per ripristinare un minimo di decoro sono state promosse da un gruppo di cittadini volenterosi. "Nell’ultima pulizia, lo scorso novembre, abbiamo trovato anche delle siringhe, segno che l’area, ormai, sta diventando un covo di tossici e sbandati", ci racconta Andrea Nardini, coordinatore della Lega nel XV Municipio e promotore dell’iniziativa.

Di notte la shopping center, stando alle testimonianze di chi vive da queste parti, diventa un ricettacolo di vandali e balordi. Non mancano neppure violenza e malaffare. "Un paio di anni fa ci sono state una serie di rapine ai danni di giovanissimi e pure un accoltellamento, insomma qui è diventato come il Bronx", denuncia Michele, uno dei commercianti della zona. "Il Comune – incalza Nardini – dovrebbe farsi carico del cambio di destinazione d’uso e occuparsi della manutenzione attraverso il dipartimento Simu". La paura dei residenti, però, è che l’inerzia delle istituzioni porti ad un’occupazione abusiva della struttura.

"Il posto non è sorvegliato, non è illuminato, chiunque può accedere e fare ciò che vuole, questa ormai è terra di nessuno", si sfoga Giorgio Fabbri, ingegnere in pensione e residente storico del consorzio dell’Olgiata. La richiesta dei cittadini e degli esponenti leghisti che si battono da mesi per la riqualificazione, è che lo spazio possa essere riconvertito in un polo di servizi per i residenti. Lo scorso luglio il XV Municipio ha approvato all’unanimità la proposta di trasferire al Plaza gli uffici anagrafici di via Bassano. Uno spazio privato per il quale il Comune pagherebbe un canone di affitto di 100mila euro l’anno. Spostare la sede nel vecchio centro commerciale, quindi, oltre a ridare vita al complesso, significherebbe ad evitare altri sprechi, risparmiando decine di migliaia di euro di soldi pubblici.

Eppure a distanza di un anno, tutto tace. I progetti sono tanti: portare qui un ufficio postale, una biblioteca per i ragazzi del quartiere e anche il comando della Polizia Municipale. "Attualmente è ospitato in via Caprilli, all’interno di alcuni container, noi vorremmo che fosse trasferito nell’ex centro commerciale", propone Mary Giannetti, esponente locale della Lega. "Stesso discorso – continua – per le associazioni di volontariato della zona, che si trovano in strutture fatiscenti o non a norma, come l’associazione nazionale Carabinieri in via Baccanello e la Croce rossa di via Bragaglia". Secondo l’ingegner Fabbri sarebbe un’operazione tutto sommato semplice. "Nel complesso – assicura – la struttura si è conservata bene, ci sono anche i parcheggi sotterranei che potrebbero essere ripristinati, insomma, con un intervento minimo delle istituzioni potrebbe facilmente essere riconvertito nel polo per i servizi che manca in questa zona e che tutti vorrebbero".

Il Campidoglio, però, sembra essersi dimenticato di questo fazzoletto di territorio nella zona nord della Capitale.

La differenza abissale tra la gestione pubblica e quella privata salta agli occhi osservando le aiuole e i dehor ordinati dei negozi di via Vittorio De Sica. Per questo chi lavora attorno al vecchio centro commerciale è preoccupato: "Tutto questo degrado, prima o poi rischia di travolgere anche noi".

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