Si è finalmente arrivati a un punto di svolta nelle indagini sulla morte di Desirèe Mariottini, la 16enne violentata e uccisa nella notte tra il 18 e il 19 ottobre scorso nello stabile di via dei Lucani 22, in zona San Lorenzo.
Il test del dna ha confermato che il materiale genetico trovato sul corpo della giovane di Cisterna di Latina, appartenga ad Alinno Chima (47 anni della Nigeria), Mamadou Gara (26 anni del Senegal) e Yusif Salia (32enne del Ghana), tre dei quattro ragazzi africani fermati. Per Gara e Salia verrebbe confermata, così, l'accusa di violenza sessuale.
Dal test del dna, invece, non sono state rinvenute tracce genetiche appartenenti al quarto uomo fermato, Brian Minthe (43enne di origine nigeriana), ma per gli investigatori ci sono elementi e prove sufficienti a far restare vive le accuse nei suoi confronti.
A novembre scorso il Tribunale del riesame aveva riconosciuto il reato di omicidio solo in capo a Mamadou Gara, oltre alla violenza sessuale imputata anche ad Alinno Chima e Brian Minthe. Yusif Salia, arrestato a Foggia il 26 ottobre, durante le indagini aveva dichiarato, invece, di non avere dato la droga a Desirèe e di aver avuto rapporti sessuali con la giovane chiedendole, però, di andar via con lui.
Per Marco Mancini, il 36enne romano
accusato di aver venduto le sostanze che avevano stroncato la sedicenne, resta la convalida del fermo del gip Maria Paola Tomaselli che aveva fatto cadere, però, l'aggravante della vendita di stupefacenti a un minorenne.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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