Sono 21 gli indagati per i rave party illegali che si sono svolti dentro i locali dell'Università La Sapienza di Roma. La Digos, a poche ore dall'ennesimo concerto illegale, ha già tra le mani un'ipotesi di reato di violenza privata nei confronti degli antagonisti studenteschi che organizzano questi eventi.
Secondo la polizia, infatti, sarebbero 21 gli organizzatori che finiranno sul regisyto degli indagati per aver costretto chi si lamentava dei rave notturni a "tollerarli". Si tratta, spiega il Messaggero, di giovani che fanno parte dei movimenti antagonisti, non nuovi a manifestazioni illegali di questo tipo. Tutto ha inizio nell'aprile 2018 quando, sul pratone della Minerva, si tiene il Teppa Fest, un'iniziativa abusiva che fu subito denunciata alla polizia dall'Ateneo romano. Un rave party a pagamento in piena regola (3 euro a persona), comprensivo di alcol in grandi quantità e nessun tipo di permesso. Nei mesi successivi si tenta di fare nuove feste che, però, vengono fermate dai vigilantes. Passato un anno tutti si aspettano la seconda edizione del Teppa Fest. L'università si limita a informare la questura del tam tam mediatico che l'evento sta avendo sui social ma non chiede che intervenga la polizia ma la Digos chiede di vedere i filmati delle telecamere di videosorveglianza sul rave party di quest'anno così da individuare i responsabili.
Stanotte si dovrebbe replicare, sempre a partire dalle 20 e sempre davanti alla Facoltà di Fisica dove ad aspettare i giovani interessati ci sarà il classico concertone e quattro noti esponenti dei centri sociali della Capitale.
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