65 indagati di Casapound e FN ​per le proteste contro i nomadi

Le accuse vanno da rapina ad apologia di fascismo. Dovrà rispondere di "minacce aggravate dall'odio razziale" il manifestante che gridò "ti stupro" alla donna rom

65 indagati di Casapound e FN ​per le proteste contro i nomadi

Dovranno rispondere di istigazione all'odio razziale, violenza privata, minacce, adunata sediziosa e apologia di fascismo. A finire a vario titolo nel registro degli indagati del procuratore aggiunto di Roma, Francesco Caporale, sono i quarantuno attivisti di estrema destra, militanti di Casapound e Forza Nuova, che all’inizio del mese di aprile hanno eretto le barricate contro l’arrivo di settanta rom nell'ex Sprar di via Codirossoni a Torre Maura.

Non solo. Chi partecipò alla protesta nella borgata romana dovrà difendersi anche dall'accusa di rapina, per il sequestro del pane che alcuni volontari stavano portando all’interno della struttura che ospitava le famiglie nomadi. Alcuni manifestanti gettarono a terra i panini e li calpestarono. Un gesto estremo, che aveva fatto scalpore per la sua durezza.

E, intanto, per i fatti che hanno infiammato un’altra borgata, quella di Casal Bruciato, sono al vaglio della procura le posizioni di altri 24 militanti neofascisti, quelli che appoggiarono la protesta dei residenti del quartiere contro l’assegnazione di una casa popolare alla famiglia Omerovic. Le accuse sono le stesse: istigazione all’odio razziale, violenza privata, adunata sediziosa, apologia di fascismo. Ad uno dei manifestanti, quello che gridò “ti stupro” alla donna rom che stava entrando nella palazzina di via Sebastiano Satta assieme al marito e alla figlia di due anni, il procuratore aggiunto Francesco Caporale e il pm Eugenio Albamonte contestano il reato di minacce aggravate dall’odio razziale.

Anche per il corteo antifascista dell’8 maggio, che ha visto scendere in piazza contro Casapound e residenti il sindacato Asia Usb, sono state denunciate 16 persone tra antagonisti di sinistra e militanti dei movimenti per la casa. Immediata è arrivata la reazione di Mauro Antonini, di Casapound. "Siamo sereni – ha detto all’Adnkronos - e penso che tutto si risolverà in una bolla di sapone, almeno a livello giudiziario". “I cittadini ancora una volta vengono sorpassati dalle scelte del sindaco e della Giunta capitolina”, accusa, giustificando l’operato degli attivisti di estrema destra: “Il voler segnalare un'ingiustizia non può sfociare in un reato come apologia di fascismo".

"Se stare nelle periferie a fianco degli italiani comporta prendere delle denunce, noi ce le prendiamo come medaglie", ha detto il leader di Casapound, Simone Di Stefano che parla di "accuse fantasiose".

"Non c'è alcun odio razziale, il problema sono i soprusi che subiscono gli italiani - ha proseguito Di Stefano, sentito dalla stessa agenzia - se ci sono state quelle proteste è perché gli italiani vengono continuamente scavalcati da chiunque".

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