Sarebbero ottocento le case popolari pronte per essere assegnate alle famiglie rom. A squarciare il velo del silenzio su un argomento che nei palazzi del Campidoglio, dopo le proteste di Casal Bruciato, è considerato un vero e proprio tabù è il Tempo che mette nero su bianco i dati.
Già “80 appartamenti”, secondo le indiscrezioni pubblicate dal quotidiano sarebbero già stati assegnati: “il 10%” delle case popolari che il Comune ha deciso di assegnare ai nomadi, facendoli schizzare ai primi posti nelle graduatorie. Certo non sono numeri ufficiali, perché nessuno, in Campidoglio, ha interesse a tirarli fuori per scatenare altre rivolte. Ma sarebbero dati certi.
Di traslochi, insomma, ce ne sono stati già decine, e andranno avanti anche nei prossimi mesi. L’obiettivo è rispettare le scadenze del Piano di superamento dei campi nomadi messo a punto dalla giunta Raggi e che prevede, entro il 2020, la chiusura di alcuni dei principali insediamenti romani, come La Barbuta e la Monachina.
Sull’argomento c’è massimo riserbo. Il direttore del dipartimento Patrimonio delle Politiche abitative di Roma Capitale, Aldo Barletta, interpellato dallo stesso quotidiano, glissa, e così pure i comandi dei vigili urbani, che in queste ore sono impegnati in dei controlli a tappeto proprio nel quartiere di Casal Bruciato, dove per i fatti del 6 maggio 17 persone sono state denunciate per resistenza a pubblico ufficiale e altri reati.
Molti degli inquilini delle case popolari, infatti, sono abusivi e non guardano di buon occhio l'improvviso attivismo della Polizia Locale nella
zona. In molti poi, protestano per il mancato recapito dei cedolini per il pagamento dell’affitto e per i rincari fino a 20 euro sul canone. Si sentono beffati da una giunta che, dicono, “privilegia i rom nelle graduatorie”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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