Roma, dirigente Atac intercettato: "Su 700 scale mobili, ne possono venire giù tre o quattro"

Secondo gli inquirenti, Massimo D'Amico, avrebbe sminuito i rischi della carente manutenzione sugli impianti. Quelle all'esame dei giudici risultano "gravi problematiche concernenti la sicurezza non solo delle stazioni sequestrate ma anche di molte altre più periferiche delle linee B e B1"

Roma, dirigente Atac intercettato: "Su 700 scale mobili, ne possono venire giù tre o quattro"

"Se famo er calcolo delle probabilità, su 700, ne sarebbero venute giù altre 3 o 4, dai". A parlare, al telefono, è Renato D'Amico, direttore di esercizio Atac delle linee metropolitane A e B, nella capitale, tra gli amministratori sospesi dal servizio nell'indagine sulle scale mobili delle stazioni metro Repubblica e Barberini dopo gli incidenti dei mesi scorsi. L'uomo, intercettato mentre parlava con una sua collega, in quella circostanza, discuteva con la donna sulla problematica delle scale mobili della fermata Repubblica. "No, allora, non stanno in procinto de venì giù nessuna, stanno tutte in sicurezza...il vero problema è che stanno tutte degradate", risponde la collega e D'Amico replica: "È chiaro, l'incidente è più probabile".

Secondo gli inquirenti, D'Amico in questo modo sminuiva i rischi della carente manutenzione sugli impianti. La frase emerge dall'intercettazione riportata nell'ordinanza del giudice per le indagini preliminari, Massimo Di Lauro. Nel provvedimento cautelare, il giudice ha, infatti, scritto che all'indagato "non interessa affatto l'eventualità che su quelle tre o quattro scale ci siano sopra persone, per lui è solo una questione di numeri percentuali".

Il gip, nel motivare le esigenze cautelari per i tre dipendenti Atac sospesi nei mesi scorsi e dell'amministratore della Metroroma, ha anche aggiunto: "L'amara verità è che se non vi fosse stata la vigoria di alcuni tifosi di cittadinanza russa che, con il loro peso corporeo, sono riusciti a scatenare l'inferno all'interno della centralissima stazione di Repubblica, molto probabilmente l'indegna gestione degli impianti di traslazione, subita con rassegnazione dagli utenti della metro, ormai avvezzi a percorrere a piedi scale mobili spesso ferme, non sarebbe mai venuta alla luce". Il giudice, infatti, ha parlato di una "vicenda riprovevole", in cui gli indaati per "cariche rivestite e conseuente possibilit di incidere sui processi decisionali hanno dimostrato un particolare disinteresse per la sicurezza degli impianti di traslazione della metro capitolina".

Quelle all'esame degli inquirenti risultano "gravi problematiche concernenti la sicurezza degli impianti, non solo delle stazioni sequestrate dall'autorità giudiziaria, ma ance di molte altre più periferiche anche delle linee B e B1".

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