Un professore dell'Università La Sapienza è finito nel mirino della procura di Roma per "concorso in falso", così recita l'accusa sorretta dal pm Mario Pesci. Insieme a lui anche Paolo R., dipendente del Vaticano e G.C., suo amico.
Tutto questo perché? Per una presunta raccomandazione nei confronti della figlia del dipendente della Santa Sede che, tra le varie cose, qualora fosse accertata, si sarebbe rivelata inutile dal momento che la ragazza dopo un paio di esami ha deciso di cambiare corso di laurea, rinunciando di fatto al sogno di diventare infermiera. Paolo R. viene descritto da Repubblica come un uomo integerrimo che non ha precedenti penali, pronto però a tutto al fine di veder felice la figlia. Accade così che, quasi per caso, mentre parla con il suo amico G.C., agrigentino classe 1973, quest'ultimo gli riferisce di una sua conoscenza che lo avrebbe potuto aiutare. Sarebbe quindi stato contattato il professor Orazio Parello, il cui profilo viene descritto come "docente universitario in servizio all'Università La Sapienza, corso di laurea in infermieristica pertanto pubblico ufficiale nello svolgimento delle proprie funzioni".
Il professore si sarebbe mostrato disponibile a dare una mano e così mentre gli imputati - si legge nell'accusa - "attestavano falsamente negli atti e nei verbali accademici che la ragazza aveva superato l'esame di infermieristica generale clinica con la votazione di 28/ 30 e l'esame di infermieristica tirocinio con la votazione di 30/30", la procura ascoltava ogni conversazione, arrivando alla convinzione che "il superamento di tali esami con le predette votazioni" sia "la risultante di raccomandazioni".
A informare la procura di Roma è stata la Guardia di Finanza di Monza, mentre stava indagando su una vicenda di corruzione e reati fiscali avvenuta in Lombardia nella quale sarebbe coinvolto l'agrigentino. "Pensa che mia figlia sta pure studiando", sarebbero alcune delle parole intercettate pronunciate dal padre.
Su queste basi prende forma il processo nei confronti dei tre imputati. La difesa però spiega che il professore Orazio Parello non sarebbe stato altro che un semplice tutor e che, anche volendo, non avrebbe potuto incidere in alcun modo nelle decisioni di un collegio d'esame composto da tre insegnanti.
Il penalista Federico Puggioni, nonché difensore del padre della ragazza, dichiara di essere fiducioso nell'organo giudicante e nel fatto che l'istruttoria dibattimentale possa dare prova "dell'assoluta insussistenza del reato contestato dalla procura".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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