Siccità? Mille autolavaggi usano l'acqua potabile

Sono un migliaio gli autolavaggi che a Roma, in barba alle norme, utilizzano l’acqua potabile per lavare macchine e moto

Siccità? Mille autolavaggi usano l'acqua potabile

Roma e il Lazio fanno i conti con l’emergenza siccità, e le previsioni meteorologiche non lasciano molte speranze: nessuna precipitazione per almeno due settimane e temperature oltre i 34 gradi. La crisi idrica riguarda per il 20% l'uso domestico e per ben l’80% l'agricoltura. Tra l’altro Roma è la città agricola più grande d'Europa, con ben 60mila ettari di terreni coltivati. Le aziende coinvolte sono 2.500, con un numero totale di 15mila addetti. La Coldiretti ha stimato che le perdite sono già di decine di milioni e, nel solo comparto ortofrutticolo si parla di 250 milioni di perdite, oltre a un crollo della produzione circa del 30%.

Proclamato lo stato di calamità naturale

Come riportato dall'edizione romana del Corriere della sera sarebbero un migliaio gli autolavaggi che, in barba alle normative, utilizzano l’acqua potabile per lavare le vetture e le moto, con notevole spreco della preziosa risorsa. Secondo i sindacati del settore idrocarburi si tratta delle ‘sale umide’, ovvero dei locali adibiti al lavaggio dei mezzi. Intanto ieri il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, ha firmato il decreto in cui proclama lo stato di calamità naturale, oltre a “prendere atto delle misure straordinarie indispensabili per la gestione dell'emergenza idrica e il sostegno alle popolazioni e alle attività produttive”. Zingaretti ha anche fatto domanda al dipartimento della Protezione civile della Presidenza del Consiglio di dichiarare lo stato di emergenza.

Due pesi e due misure

Per quanto riguarda gli impianti che sono annessi alle stazioni di servizio, per l'autolavaggio c’è l’obbligo di ricorrere ai pozzi artesiani e di rispettare tutte le procedure di depurazione e smaltimento delle acque reflue. Il problema nascerebbe dall’autocertificazione, che da una parte rende più veloce la burocrazia, ma dall’altra complica non poco la situazione, soprattutto per quanto concerne i controlli. Per lavare una utilitaria in un autolavaggio si possono spendere anche solo 10 euro. Nei quartieri della periferia romana i prezzi sono popolari e diversi autolavaggi sono classificati nella categoria "artigianato", nonostante il loro consumo di usata sia di molto sopra la media. In molti casi si tratta di ex garage che necessitano solo della Scia (Segnalazione certificata di inizio attività) per iniziare a lavorare.

Fabrizio Zaino, segretario nazionale di Fegica, la Federazione italiana gestori carburanti e affini, spiega che per i distributori di benzina è tutto più complicato:“I nostri impianti devono avere il pozzo e se sorge un problema dobbiamo richiedere una deroga per utilizzate l'acqua potabile per un breve periodo in attesa del ripristino. Vorremmo che valessero per tutti le stesse regole, altrimenti il rischio è che si crei concorrenza sleale”. Per il momento Acea ha ribadito, così come aveva fatto anche il sindaco capitolino Roberto Gualtieri, che non è prevista nessuna riduzione di pressione o turnazione del flusso dell’acqua. Nel caso in cui si debba arrivare, a causa delle mancate precipitazioni, al razionamento idrico, il problema però si porrà eccome.

Zaino fa sapere di aver chiesto più volte al Campidoglio di prendere una posizione, senza però aver ricevuto una risposta definitiva.

“Il punto è: se noi dobbiamo ottemperare a una serie di regole, dalla depurazione delle acque ai controlli periodici e all'utilizzo di saponi biodegradabili, è corretto che migliaia di attività aprano con una semplice autodichiarazione senza alcun controllo? Paghiamo l'acqua del pozzo - ha concluso - ma se utilizzassimo quella di Acea i costi sarebbero cinque volte superiori... non per gli altri, però...”.

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