Nella serata di mercoledì scorso gli agenti del distretto San Paolo, diretti da Michele Peloso, hanno sequestrato un locale equivoco, e clandestino, al Portuense. Come riportato nell’edizione romana di Repubblica, si tratta per l’esattezza di un bordello che era stato ricavato all’interno di un ex studio fotografico situato in vicolo della Serpe, nel municipio XII. Quando la polizia è entrata si è trovata davanti un mobile mezzo rotto, una scatola di preservativi quasi vuota, dei filmini porno e un vibratore. Non mancava neanche il letto futon in mezzo alla stanza, sporco e malridotto, sul quale le poverette dovevano avere rapporti di gruppo con i clienti. E poi i classici divanetti per aspettare il proprio turno, considerando che ogni ragazza si prostituiva con anche dieci uomini alla volta. Il tutto per un pugno di soldi.
Le tariffe nel bordello clandestino
La tariffa sembra fosse 100 euro per ogni fruitore del servizio, che aveva diritto a uno sconto di 40 euro se era un frequentatore abituale. Nel caso in cui in una sessione ci fossero fino a sei uomini la prostituta prendeva dai 50 ai 60 euro, mentre se i clienti erano più di dieci il compenso per la ragazza, chiamato dai suoi sfruttatori ‘il regalino’, saliva a 100 euro. In manette sono finiti un 36enne di origini bosniache, e due romani, di 43 e 66 anni. Il gruppetto, come emerso dalle indagini, aveva fatto dello studio fotografico un bordello dove consumare solo ‘gang bang’, ovvero ammucchiate, sesso di gruppo. La scoperta da parte delle forze dell’ordine è avvenuta grazie a degli annunci che erano stati messi su alcuni siti internet per soli adulti.
La sera dell’irruzione c’erano nel locale cinque clienti e due donne romane, una di 57 anni e l’altra di 39 anni. La prima ha raccontato agli investigatori che a casa sua mancano i soldi. L’altra donna ha invece provato a negare l’induzione alla prostituzione: “Ho due figli a casa, il mio compagno non sa cosa faccio, pensa che stia lavorando come impiegata”. Sembra che le donne sfruttate a turno nel bordello fossero almeno sei. Il locale era aperto tutte le sere dalle 18 alle 24.
Come era organizzato il lavoro
Gli sfruttatori avevano una certa organizzazione: mentre il romano 66enne si occupava di tenere i conti, gli altri due suoi colleghi pensavano a gestire gli annunci sui siti di incontri e i turni delle schiave del sesso che avevano sotto le loro dipendenze. E naturalmente c’era anche un quarto soggetto che doveva invece occuparsi di procurare i clienti, che venivano ricevuti solo su appuntamento. Proprio la quarta persona è ora al centro delle indagini degli investigatori.
Ancora da chiarire se il proprietario del locale sapesse o meno cosa accadeva tra quelle quattro mura. Sempre mercoledì, durante la perquisizione, la polizia ha trovato e sequestrato la somma di 350 euro in contanti e un libretto sul quale vi erano segnate le varie cifre che aveva pagato ogni avventore.
Tra i clienti c’era un impiegato che ha ammesso di fare ogni settimana una sosta nel locale prima di tornare a casa dalla sua dolce metà, e anche un giovane operaio che era alla sua prima esperienza, che adesso difficilmente dimenticherà.Segui già la pagina di Roma de ilGiornale.it?
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