Stadio della Roma, archiviata l'indagine sulla Raggi

La sindaca era stata accusata di abuso d'ufficio in un esposto presentato da un'ex attivista del movimento nell'ambito dell'inchiesta sul nuovo stadio della Roma. Il post su Facebook: "Dopo mesi di fango è arrivato il riscatto"

Stadio della Roma, archiviata l'indagine sulla Raggi
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"Mi sono comportata correttamente e ho gestito onestamente il dossier". Così la sindaca di Roma, Virginia Raggi, commenta su Facebook la notizia dell’archiviazione dell’indagine che la vedeva indagata per abuso d’ufficio nell’inchiesta sul nuovo stadio della Roma.

La prima cittadina era finita sotto la lente d'ingrandimento dei pm per un esposto presentato dall’architetto Francesco Sanvitto, dell’associazione "Tavolo della libera urbanistica", in cui l’inquilina di Palazzo Senatorio veniva accusata di "non aver mai sottoposto al Consiglio Comunale" il verbale della conferenza dei servizi, ma di aver pubblicato la variante urbanistica senza passare dall’aula.

Per il gip Costantino De Robbio, però, "non ci sono elementi per desumere che la sindaca abbia intenzionalmente agito per favorire qualcuno e non sembrano potersi ricavare da un ulteriore eventuale approfondimento delle indagini". "Io ho fatto tutto correttamente – si difende ora la Raggi - altro che abuso d’ufficio, al contrario, chi mi ha accusato non conosce evidentemente la legge né ha idea degli argomenti di cui per mesi si è spacciato esperto".

La stoccata è all’ex attivista grillino che coordinava i meetup sull’urbanistica e che assieme ad altri volontari ha chiamato in causa la sindaca nella vicenda. "Il giudice ha scritto chiaramente che non ho favorito nessuno", ha sottolineato."Il tempo è galantuomo – scrive la sindaca nel post sulla sua pagina social - ancora una volta la decisione del Tribunale ha spazzato via tutto il fango che hanno tentato di gettarmi addosso". E ora, avverte, "valuteranno i miei avvocati se agire per calunnia".

Poi entra nel merito e chiarisce come sia stata "adottata una procedura ordinaria nell’iter amministrativo per la realizzazione dello stadio proprio per garantire ai cittadini la massima trasparenza". "Il passaggio in consiglio comunale per approvare definitivamente il progetto stadio – spiega - fu rimandato proprio per consentire a chiunque fosse interessato, compresi coloro che mi hanno accusato, di proporre le proprie deduzioni". "Ho agito, come sempre, nella massima trasparenza", assicura.

Rischiano di finire alla sbarra invece il presidente dell'assemblea capitolina Marcello De Vito, l'avvocato Camillo Mezzacapo e i costruttori Luca Parnasi, Pierluigi e Claudio Toti e Giuseppe Statuto. I reati contestati dai pm spaziano dalla corruzione al traffico di influenze passando per i reati tributari. Delibere e concessioni in cambio di soldi e incarichi: questo secondo l’accusa il rapporto che correva tra il politico grillino e gli imprenditori romani.

Tra il 2017 e il 2018, ad esempio, Parnasi avrebbe promesso tangenti, sottoforma di consulenze fittizie, allo studio dell’avvocato amico di De Vito, per ottenere

facilitazioni dal presidente dell’Assemblea capitolina proprio nella costruzione dello stadio o per ottenere provvedimenti per la realizzazione di nuovi progetti di edilizia in zone vincolate dal punto di vista urbanistico.

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