Le indagini per la morte di Desirée Mariottini hanno portato al fermo di due immigrati clandestini che sono accusati di aver drogato la povera 16enne e, una volta portata allo stato di incoscienza, l'hanno violentata fino alla morte.
All'appello di questa vergognosa vicenda mancano altre belve e il ministro Matteo Salvini giura che tutti quei "vermi verranno presi e pagheranno". Intanto le indagini continuano. Si cerca di capire perché Desirée sia entrata dentro quello stabile, covo di pusher e senzatetto. Qualcuno dice per recuperare il cellulare che le era stato rubato, qualcun'altro per comprare della droga. Ma da quel rudere la povera Desirée non ci è più uscita.
L'amica: "Potevo salvarla"
Ora a parlare è un'amica. Chiara, l'amica del cuore, non riesce a darsi pace. Come riporta il Corriere, da qualche giorno discute con la madre Liliana, che insiste per evitarle altra sofferenza, perché lei invece vorrebbe assolutamente parlare con gli inquirenti. "Capisci, mamma, io li ho visti in faccia!", continua a ripetere la ragazzina.
La 16enne, quindi, racconta di aver accompagnato Desirée un paio di volte a Roma negli ultimi tempi e sempre per lo stesso motivo: "Sua madre voleva a tutti i costi che recuperasse il telefonino che lei aveva ceduto a quei ragazzi di San Lorenzo ma quelli non ne volevano sapere". Quelli sono le belve che l'hanno ammazzata. Quelli le avevano forse preso il cellulare qualche sera prima o forse avevano accettato lo smartphone in cambio di droga.
"Io li ho visti in faccia assicura
Chira - e ho sempre impedito a Desirée di entrare in quel posto. Perciò adesso vivo con un senso di colpa tremendo, perché anche quella notte lei mi telefonò ma io non le risposi. Magari l'avrei salvata".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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