Tentata corruzione da 250mila euro: tre arresti

Le indagini dell'arma dei carabinieri hanno portato al fermo di tre persone con l'accusa di corruzione

Tentata corruzione da 250mila euro: tre arresti

I reati contestati sono quelli di "tentata induzione indebita a dare o promettere utilità; corruzione; rivelazione ed utilizzazione di segreti di ufficio nonché tentata violenza privata". Sono stati fermati dai carabinieri dell'arma di Roma tre persone responsabili di una tentata corruzione da 250mila euro; tra loro ci sarebbe un maresciallo dei carabinieri di 50 anni, operativo presso il nucleo dell'Ispettorato del lavoro di Roma. Gli altri interessati dalle misure dei militari sarebbero, invece, un sindacalista della Sicel di 50 anni e un commercialista consulente del lavoro di 46 anni.

Le attività investigative sono nate a seguito della denuncia di un imprenditore, componente del consiglio di amministrazione di un gruppo operante nel settore sanitario, al quale pare sia stata prospettata la possibilità di "alleggerire" la sua posizione nell'ambito di un'indagine in cui era coinvolto, a patto che affidasse al commercialista coinvolto un ruolo nella gestione di un settore amministrativo della società.

I fatti sarebbero iniziati nel 2017 quando l'imprenditore sarebbe stato "approcciato" su internet dal sindacalista che poi avrebbe tentato di avvicinarlo attraverso conoscenze comuni. Durante gli incontro avuti si sarebbe parlato della possibilità di attenuare la posizione processuale se fosse stato dato un incarica da circa 250mila euro al commercialista, oltre ad un compenso variabile tra il 3 e il 5% sul risparmio complessivo sui profitto dell'azienda.

Secondo quanto emerso, l'imprenditore, restio a cedere alle pressioni dei tre, avrebbe ricevuto un'opera di convincimento da parte del commercialista che avrebbe parlato di contatti influenti tra cui un consigliere regionale (estraneo ai fatti e alle indagini), mentre il sindacalista avrebbe detto di aver parlato con l'imprenditore in compagnia di Fabrizio Diabolik.

La vittima nel tempo si è rifiutata di assumere il commercialista e a seguito della chiusura delle indagini nei suoi confronti ha minacciato

quanto vissuto ai Pm. I riscontri, confermati del Gip del Tribunale di Roma, hanno portato il giudice ad emettere un'ordinanza di misura cautelare degli arresti domiciliari nei confronti dei tre responsabili.

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