L'incubo in cameretta: violenta la figlia per anni e la costringe a lavorare

La storia di una ragazza cinese fuggita da casa che ha denunciato molestie e maltrattamenti da parte del padre. Divieto di avvicinamento per entrambi i genitori

L'incubo in cameretta: violenta la figlia per anni e la costringe a lavorare

Avrebbe violentato per anni la figlia, anche quando era minorenne, costringendola a lavorare con minacce e vessazioni, nel negozio di famiglia a Ponte Milvio a Roma. È la tremenda storia raccontata da una 19enne cinese ad un centro antiviolenza, che ha poi denunciato i fatti alla polizia. Ora i genitori sono finiti sotto inchiesta e a loro carico è stato disposto il divieto di avvicinamento alla figlia.

L’incubo di notte nella cameretta

La storia raccontata dalla giovane, riportata oggi dalle colonne de Il Messaggero, è raccapricciante. La ragazza ha dovuto sopportare per anni i soprusi del padre e lo ha fatto in silenzio, fino a quando, una volta maggiorenne, non è scappata di casa. Secondo quanto testimoniato al centro antiviolenza e poi alla polizia e al pubblico ministero Antonio Verdi, la giovane avrebbe subito violenze già quando aveva 9 anni. Il padre si sarebbe intrufolato nella cameretta dove la ragazza dormiva, abusando di lei. Ma l’incubo per la ragazza pare andasse avanti per l’intera giornata. Infatti, dal suo racconto, emerge che dopo la scuola non poteva coltivare hobby o giocare con le amiche, ma sarebbe stata costretta a recarsi sempre nel negozio di famiglia per lavorare, anche 12 ore al giorno. All’interno dello stesso studiava o faceva i compiti, quando non doveva lavorare. Nei momenti in cui provava a reagire contro gli obblighi imposti dai genitori la ragazza sarebbe stata spintonata con violenza e avrebbe subito minacce dai genitori. Secondo le parole della giovane, la madre era al corrente dei maltrattamenti ma non sarebbe mai intervenuta in difesa della figlia.

La fuga e il centro antiviolenza

La svolta nella vicenda della giovane cinese è arrivata a dicembre dello scorso anno quando la ragazza ha deciso di abbandonare la casa di famiglia, fuggendo e rifugiandosi in un centro antiviolenza. Da lì la segnalazione alla Procura di Roma e poi l’intervento degli agenti del commissariato di Ponte Milvio che avviano le indagini. La ragazza viene allontanata dalla propria abitazione e resta protetta nel centro antiviolenza. La polizia convoca in modo discreto insegnanti e compagni di classe della ragazza. Dai loro racconti arriverebbero alcune conferme rispetto alla storia raccontata. Gli insegnanti, in particolare, segnalano come la giovane fosse particolarmente chiusa, silenziosa, riservata, a volte addirittura spaventata. In molti temevano fosse affetta da depressione. Per quanto riguarda la famiglia, dopo che la ragazza a fine dicembre si allontanò volontariamente dalla propria abitazione, i genitori non capirono cosa fosse successo e denunciarono la scomparsa all'ambasciata cinese a Roma. Ricerche subito interrotte in quanto la giovane si trovava già in località protetta e le indagini sulla storia di violenza raccontata erano già in corso.

Il provvedimento contro i genitori

I genitori della 19enne cinese sono finiti sotto inchiesta e a loro carico è stato disposto il

divieto di avvicinamento alla figlia. Il pubblico ministero Antonio Verdi ipotizza nei confronti di entrambi i maltrattamenti in famiglia, mentre solamente il padre è accusato anche di violenza sessuale.

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