Rossi, tecnica e sorpassi. Agostini, tattica e stile

Con vero rammarico, un confronto tecnicamente valido tra Valentino Rossi e Giacomo Agostini non è possibile, perché esistono solchi profondi in tema di macchine, di pneumatici, di sicurezza delle piste, che condizionano fortemente l'accostamento di due grandissimi campioni e di due epoche diverse. Peggio sarebbe allargare il campo a periodi ancor precedenti, come quello delle moto completamente carenate (una follia: velocissime e inguidabili), sulle quali si sono battuti, con incredibile coraggio, campioni come Geoff Duke, Leslie Graham, Libero Liberati, John Surtees, eccetera. Nei miei anni giovanili, pensando al Bremgarten 1948, con la morte di Tenni e di Varzi, si correva su circuiti pazzeschi e questo impediva di spingersi ai limiti che ora si vedono raggiungere coralmente. Era completamente differente il metodo di valutazione del campionissimo. E, alla fine, mi troverei in grande imbarazzo a stilare delle graduatorie assolute, nei miei sessant'anni abbondanti di motorismo.
Proprio Giacomo Agostini l'ho visto esordire nel 1963 a Monza, con una 250 affidatagli dall'indimenticabile Alfonso Morini, e il suo feroce inseguimento, con uno stile impeccabile, mi aveva fortemente impressionato. Anni fa, a carriera brillantemente conclusa, ne parlai con lui, nella sua bella villa nel bergamasco, e ci concentrammo sulle macchine, perché sono queste a fare spesso le differenze. Ci trovammo d'accordo su un punto cruciale: il vero, grande campione ha doti che gli permetterebbero di eccellere in qualunque epoca. In questo momento, bisogna ammettere che le capacità tecniche di Valentino sono eccezionali e che le motoGp richiedono una gestione, da parte del pilota, veramente complessa, tra gomme, sospensioni, mappatura di motore e via di seguito. Sotto questo aspetto, il valore di Valentino supera quello espresso da Agostini, il quale disputava solitamente due gare per gran premio, di cui una (350) facilissima, senza rivali, e poteva assommare un maggior numero di vittorie e di titoli iridati. Ma equivalente era l'impegno tecnico nella preparazione e nello sviluppo della moto. Allora, lo stile di guida - oggi c'è livellamento, dopo una profonda rivoluzione - aveva importanza decisiva, assieme all'intelligenza tattica. E anche questo è un punto a favore di Agostini. Pur se sorpassi come quelli di Valentino non ne ricordo, nonostante le strepitose azioni compiute.

Ecco, allora riaffiorare il citato elemento cruciale: se Agostini corresse con le moto d'oggi, avrebbe tutte le stesse, identiche risorse di Valentino, perché è la classe ad eccellere e ad avere sempre ragione. È la stessa valutazione che si usa quando si vuol paragonare Nuvolari a Schumacher.

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