Stesso sindaco - Beppe Sala - e stesso «modello». Da Milano alla Città Metropolitana fare cassa sulle multe è il comune denominatore. C’è un caso emblematico, il tutor installato sulla strada provinciale 412 conosciuta come Val Tidone, sul territorio di Opera. Il 16 ottobre del 2020 sono state posizionate telecamere su entrambi i sensi di marcia per rilevare la velocità con il sistema «Tutor», che a differenza della velocità istantanea (in pratica il tradizionale «flash» sulla targa dell’autovelox) rileva la velocità media nell’arco di circa un chilometro (dal km 1+450 al km2+470 in direzione Landriano e dal km 2+470 al km 1+450 in direzione Milano). E in questo caso si parla di un lungo rettilineo senza curve pericolose. Il provvedimento eranato come misura per contenere l’inquinamento acustico. C’erano già state forti proteste per l’abbassamento del limite, poco prima, da 90 a 70 chilometri orari (fino al 2012 si viaggiava a 110), e il sistema si è rivelato da subito una «trappola». Tanto più che all'inizio venne annunciato solo il controllo notturno dalle 22 alle 5 e dopo poche settimane (e senza un grosso tam tam) l'allora vicesindaco della Città metropolitana Arianna Censi, ora assessore alla Mobilità della giunta Sala in Comune, optò per il sanzionamento h24.
Città Metropolitana nonostante i ricorsi quasi tutti accolti in due anni non ha mai adeguato i cartelli, che non segnalano la presenza di tutor ma il «controllo elettronico della velocità» previsto nel caso dei velox. Fatto sta che da quell'unico tratto della Val Tidone l'ex Provincia ha incassato da ottobre 2020 a dicembre 2022 come minimo 17,5 milioni (se i trasgressori avessero preso tutti la sanzione minima di 62,5 euro) ma sicuramente la cifra ha sfondato i 20 milioni.
Il capogruppo metropolitano di FdI Alberto Pozzoli ha presentato una richiesta di accesso agli atti per conoscere lo stato dell'arte e ha scoperto che in poco più di due anni (segnati in parte anche da lockdown e smart working, con un calo del traffico) sono state erogate 281.556 multe, oltre diecimila al mese. Su 867 ricorsi già discussi il prefetto o il giudice di pace ne hanno accolti 664, la stragrande maggioranza, «gli altri 203 sono stati rigettati più per errori tecnici commessi dal singolo che nel merito, quelli presentati con assistenza legale sono tutti accolti» riferisce Pozzoli. E sono già depositati altri 4.386 atti, in attesa di essere discussi (2.408 davanti al prefetto e 1.978 davanti al Giudice di pace di Milano). Le sentenze impugnate in appello? Una sola su 664, il ricorso collettivo per cancellare 150 multe promosso proprio dal consigliere FdI, e vinto dall'avvocato che segue il caso pro bono Chiara Valcepina, consigliera comunale e candidata di FdI in Regione. In una delle tante sentenze fotocopia il giudice ricorda all'amministrazione che il potere sanzionatorio «non è tanto ispirato dall'intento della sorpresa ingannevole dell'automobilista indisciplinato, in una logica patrimoniale captatoria, quanto da uno scopo di tutela della sicurezza stradale e di riduzione dei costi economici, sociali e ambientali derivanti dal traffico veicolare». Valcepina da consigliera comunale sottolinea come il sistema di Sala, sia a Milano che in Città metropolitana, sia sempre ispirato dall'obiettivo di «fare cassa con la mobilità, lo vediamo con Area B e C, misure inutilmente punitive. E una giunta di sinistra in Regione seguirebbe la stessa linea», ogni riferimento al candidato Pd-M5S Pierfrancesco Majorino, ex assessore di Sala, non è casuale.
Valcepina e Pozzoli segnalano poi l'«accanimento politico», l'unica sentenza impugnata è quella che li vede protagonisti: «Ma delle due l'una.
O Città metropolitana non modifica la segnaletica per ingannare gli automobilisti e fare cassa, e c'è del dolo, oppure non si capisce perché rinunci a difendere le proprie ragioni e gli incassi delle sanzioni e impugni una sola sentenza sulle 664 già emesse a favore. In questo caso i sarebbe un danno erariale. In Consiglio andremo a fondo».
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