Salgono a due le vittime, hashish nell’auto della strage Morto anche l’operaio di 56 anni. Ispezionata la vettura La fidanzata del guidatore: «Io non l’ho visto bere tanto»

Un altro morto. Quel missile, quell’auto impazzita che domenica mattina ha falciato una comitiva, pronta a salire sui pullman, ha stroncato la vita a Salvatore Giove, 56 anni. L’uomo abitava a Seveso con la moglie 54enne e due figli, una ragazza di 27 anni e il maschio di venti. Dopo trenta ore d’agonia in un lettino dell’ospedale San Gerardo di Monza, per l’operaio non c’è stato nulla da fare. I medici hanno tentato il tutto per tutto: inutile. Dopo Giuseppe Lorenzetto, 60 anni, pensionato di Seregno, al bilancio della strage si aggiunge ancora una croce.
La fidanzata di Pierfrancesco è stata con lui tutta la notte. «Sono sconvolta, mi aveva appena accompagnata a casa. Guidava senza eccessi. Andava piano. Mai un’accelerazione da sconsiderato. Da quando ha preso la patente - spiega con una vocina rotta dall’emozione – con la sua auto abbiamo girato molto insieme e mi sono sempre sentita tranquilla. L’altra notte non l’ho visto bere alcolici in modo esagerato». Eppure nell’auto di Pierfrancesco è stato trovato qualche grammo di hashish, anche se l’esame tossicologico risulta negativo. La droga è stata trovata dai carabinieri nascosta nella Bmw rimasta sulla strada dopo la tragedia e in seguito ispezionata dai militari.
Dalla casa del ventenne esce la madre. Quella tragedia «morde» i suoi sentimenti di mamma nel profondo dell’animo. «Pierfrancesco sta bene. È sereno. Basta. Andate via» dice ai giornalisti. La porta si chiude.
Pierfrancesco si trovava spesso con gli amici al bar che sta di fronte a palazzo Borromeo. Un locale tranquillo, dove la notizia della strage ha pugnalato alle spalle i soliti frequentatori. «Aveva una sola passione – racconta Gabriele -. Quella per la vita». Allora una vita per niente spericolata? «Assolutamente – riprende Gabriele –. Noi tutti lo conosciamo come un ragazzo con la testa sulle spalle, tranquillo. Innamorato della sua fidanzata e della famiglia». Insomma niente a che fare con gli «sbiellati» che scorrazzano sbronzi e quando gli va storta spezzano per sempre esistenze d’innocenti? «Ma cosa dice - incalza un altro amico -. Certo, la sera, come fanno tutti i ragazzi, andava in qualche locale a divertirsi. Non tutti i giovani sono delinquenti che si mettono al volante «fatti» d’alcol, coca e spinelli».
All’ospedale di Monza è ricoverato un 50enne che ha visto la morte in faccia. «Pensavo fosse esplosa una bomba. Ero proprio a fianco di Giuseppe Lorenzetto. Se sono vivo devo ringraziare il Padreterno. Ho visto una scena apocalittica».

Oggi il sindaco Paolo Vaghi ha proclamato una giornata di lutto cittadino. Intanto la Procura di Monza è orientata a confermare per Milani l’accusa di omicidio colposo plurimo e non quello di omicidio volontario come all’inizio si era pensato.

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