Alzheimer, i sintomi cambiano a seconda della lingua d'origine

Lo studio, pubblicato sulla rivista Neurology, è stato condotto dalla neurologa italiana Maria Luisa Gorno Tempini in collaborazione con i ricercatori dell'ospedale San Raffaele di Milano

Alzheimer, i sintomi cambiano a seconda della lingua d'origine

Colpisce circa il 5% degli individui con più di 60 anni e in Italia si stimano circa 500mila ammalati. Il morbo di Alzheimer è la forma più comune di demenza senile, uno stato provocato da una alterazione delle funzioni cerebrali che implica una serie di difficoltà per il paziente nel condurre le normali attività della vita quotidiana. La malattia prende il nome da Alois Alzheimer, il neurologo tedesco che nel 1907 ne descrisse i sintomi e gli aspetti neuropatologici. All'esame autoptico il medico notò particolari segni nel tessuto cerebrale di una donna deceduta in seguito ad una strana patologia mentale. Si trattava di quelle che sono state poi definite placche amiloidi e di fasci di fibre aggrovigliati. Nei pazienti affetti da demenza si osserva una perdita di cellule nervose nelle aree cerebrali fondamentali per la memoria e si riscontra, altresì, un basso livello di sostanze chimiche, come l'acetilcolina, che fungono da neurotrasmettitori.

È stato dimostrato che alcuni fattori sono in grado di influenzare la propabilità di sviluppare l'Alzheimer. Innanzitutto il rischio aumenta con l'età. Difficilmente, infatti, la malattia viene diagnosticata prima dei 65 anni. Secondo diversi studi, inoltre, sono le donne ad esserne maggiormente colpite. Una possibile spiegazione potrebbe essere dovuta al fatto che, dopo la menopausa, cessa la produzione di estrogeni. Tuttavia, come sperimentato, la terapia ormonale sostitutiva non ha alcun effetto benefico sullo sviluppo della demenza, anzi non si esclude che possa favorire la sua insorgenza. Discorso a parte meritano i fattori genetici. In base all'età di insorgenza, infatti, il morbo viene classificato in due sottotipi. L'insorgenza precoce dello stesso è legata alla trasmissione di un gene difettoso.

Il decorso della malattia è lento e in media i pazienti possono vivere fino a 8-10 anni dopo la diagnosi. La demenza si manifesta con lievi problemi di memoria, per poi concludersi con gravi danni ai tessuti cerebrali. La rapidità con cui i sintomi si acuiscono, varia da persona a persona. Fra essi, si ricordino: amnesia retrograda, aprassia (incapacità di compiere azioni comuni), agnosia (difficoltà a riconoscere cose prima note), anomia (incapacità di nominare un oggetto pur riconoscendolo). Ancora disorientamento spazio-temporale, cambiamenti nel tono dell'umore, deficit intellettivi, acalculia (perdita delle capacità di compiere semplici operazioni matematiche) e agrafia (difficoltà di scrittura). I deficit cognitivi possono condurre il soggetto anche a trascurare la propria sicurezza personale, l'igiene e la nutrizione.

Come riporta Ansa.it la lingua di origine influenza il modo in cui si manifestano l'Alzheimer e le demenze. Lo studio pubblicato sulla rivista Neurology e condotto dalla neurologa italiana Maria Luisa Gorno Tempini (Università della California) in collaborazione con i ricercatori dell'ospedale San Raffaele di Milano, spiega ad esempio che le persone native inglesi incontrano maggiori difficoltà nel pronunciare le parole. Di contro, quelle di lingua italiana, usano frasi più semplici. L'indagine è stata condotta su 20 pazienti di lingua inglese e 18 di lingua italiana, tutti con una forma di afasia progressiva primaria.

Tale sintomo compare nei malati quando questi sono ancora completamente autonomi e consiste nell'incapacità di pronunciare o di capire il significato delle parole. L'importanza della scoperta consiste nella possibilità, in futuro, di fare diagnosi più accurate.

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