I segnali devono suonare come un campanello d'allarme anche se la situazione ritorna (apparentemente) quella di prima: è il caso della Tia (transient ischemic attack), in italiano attacco ischemico transitorio che colpisce il cervello e si manifesta con una perdita di forza nelle braccia, un annebbiamento dell'occhio, alcune parole dette in maniera incomprensibili e le gambe che incespicano senza motivo. Dopo alcuni minuti, però, tutto torna normale come se non fosse accaduto nulla. È questo l'errore più grande: sottovalutare quei segnali durati per poco tempo tempo.
Tia, di cosa si tratta
Questo attacco ischemico, chiamato anche mini-ictus, si caratterizza per una temporanea interruzione o riduzione dell'afflusso del sangue al cervello. Come detto, dura pochi minuti e in genere non provoca danni permanenti ma è sbagliato pensare che non lascia strascichi. Per questo motivo, è sempre bene parlarne con il proprio medico curante ed iniziare trattamenti ad hoc proprio come se si fosse trattato di un ictus vero e proprio. Come spiega il Centro Humanitas, questo processo avviene "quando nelle arterie che portano il sangue al cervello, il passaggio di sangue e ossigeno è ostacolato da un piccolo grumo solido di sangue (embolo o coagulo) oppure da un restringimento (stenosi) dei vasi sanguigni dovuto a placche di colesterolo (aterosclerotiche)". Il cervello va quindi in sofferenza (ischemia) che da pochi minuti può durare fino a un'ora: se supera le 24 ore si parla di ictus.
L'importanza degli esami diagnostici
Un Tia può essere spesso l'avvertimento che precede un episodio maggiore e, quindi, un ictus. Generalmente, una persona su tre che ha subìto un attacco ischemico transitorio è vittima di un ictus entro un anno. Se è vero che il restringimento delle arterie può essere causato da un coagulo casuale di sangue o dal colesterolo, è generalmente associato ad altre condizioni come ipertensione, diabete, fumo, abuso di alcolici e l'uso della pillola anticoncezionale. Una diagnosi corretta si può effettuare grazie ad analisi condotte con una risonanza magnetica, la quale assieme ad altri test ha dimostrato che solo in una percentuale bassissima di casi l'ischemia temporanea non lascia segni e non comporta la perdita di neuroni.
Grazie a questi test, l'attualità sta rivalutando di ridefinire il concetto stesso di Tia: come riportato da Repubblica, fino a qualche anno fa si parlava di "episodi di disfunzione cerebrale temporanea e focale di origine vascolare, ad esordio rapido, con sintomi di solito della durata da 2 a 15 minuti ma occasionalmente della durata di un giorno". Oggi invece la Medicina la pensa diversamente: secondo molti esperti del settore, Tia e ictus sono considerati "un continuum di condizioni gravi legate ad una ischemia cerebrale" che indicano entrambi "disabilità attuale o imminente e rischio di morte". Ecco perché bisogna agire subito, con accertamenti immediati, senza pensare che sia tutto passato senza ripercussioni: anche se piccolo, si tratta pur sempre di un ictus.
"Attenta valutazione medica"
"Indubbiamente è in atto una discussione sul modo migliore di definire un Tia", afferma a Repubblica Mauro Silvestrini, Presidente di Italian Stroke Association e Preside della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell'Università Politecnica delle Marche, il quale sottolinea che un paziente che subisce la problematica vada "immediatamente preso in carico e sottoposto ad una valutazione
medica attenta in modo da scoprire, anche ricorrendo ad esami strumentali, quali sono state le cause che hanno determinato il problema. Questo consente di intervenire immediatamente con la terapia più appropriata".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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