Fare squadra per sconfiggere il tumore al seno "triplo negativo"

Si è conclusa l'edizione 2022 di Race for The Cure, dove oltre a sensibilizzare le donne sull'importanza della prevenzione, si è parlato di un particolare tipo di tumore: il carcinoma mammario metastatico triplo negativo

Fare squadra per sconfiggere il tumore al seno "triplo negativo"

La diagnosi di tumore al seno è sempre estremamente traumatizzante. Difficile comprendere i sentimenti e le paure che da quel momento in poi provano le donne a cui viene diagnosticato. La medicina e la ricerca sono alleati importanti, così come lo è la prevenzione, il primo passo fondamentale che ogni donna dopo i 35 anni, ma anche prima in caso di recidive familiari, deve sottoporsi. Di tumore al seno, e di una particolare forma estremamente aggressiva, il carcinoma mammario metastatico triplo negativo, si è parlato durante i tre giorni della Race For The Cure, che anche quest’anno ha sensibilizzato migliaia di donne sull’importanza della prevenzione.

Attraverso la campagna Donne in Meta, promossa da Gilead Sciences Italia con il patrocinio di Europa Donna Italia e da quest’anno da Susan G. Komen Italia, si è parlato in particolare di questo tipo di tumore, sottolineando l’importanza del “fare squadra” come forma di sostegno alle donne colpite. Donne in Meta si pone come obiettivo quello di diventare un osservatorio permanente sui bisogni emotivi, ma anche pratici legati all’assistenza socio-sanitaria e poter offrire loro un luogo dove trovare informazioni utili e contributi da parte del team coinvolto nel percorso che stanno seguendo.

I dati delle diagnosi del "triplo negativo"

Nel 2021 sono state stimate 55 mila nuove diagnosi, e questa neoplasia rimane il primo nemico della salute femminile in campo oncologico. Nel 15-20% dei casi a essere scoperto è stato un carcinoma mammario triplo negativo, caratterizzato da cellule in cui non sono presenti le tre proteine – il recettore dell’estrogeno (ER), il recettore del progesterone (PR) e il recettore 2, per il fattore di crescita epidermico umano (HER2) – che consentono in altri casi di impostare terapie mirate e quindi più efficaci con gli innovativi farmaci a bersaglio molecolare.

Questo insidioso tipo di tumore tende a diffondersi velocemente e a ripresentarsi dopo i trattamenti. La definizione di “metastatico triplo negativo” indica quindi una forma particolarmente aggressiva, che diverse ricerche epidemiologiche hanno evidenziato essere più comune nelle donne sotto i 50 anni e che al momento deve essere affrontata soprattutto con la chemioterapia. A quest’ultima può essere associata l’immunoterapia in quel 40-50% di carcinomi in cui viene identificata come bersaglio terapeutico la proteina PD-L1, mentre in alcune situazioni diventa necessario il ricorso alla radioterapia e alla chirurgia.

L’importanza di Donne in Meta è quindi fondamentale perché oltre alla medicina il “fare squadra” è la cura migliore per queste pazienti. Il fattore emotivo, la comprensione e il sostegno sono fondamentali. “Paura, smarrimento e confusione sono i tre sentimenti che accompagnano il momento della diagnosi - racconta Rosanna D’Antona, presidente di Europa Donna Italia -. Mentre ansia e insicurezza caratterizzano il periodo successivo, al punto che il 47% delle intervistate dichiara di temere il futuro e il 35% ammette di non pianificare più nulla”.

L'importanza di "Fare squadra"

Di fronte a questi dati è sempre più importante lavorare intorno e con le pazienti, caregiver, medici e associazioni pazienti per essere realmente al loro fianco con strumenti concreti, come ad esempio il confronto con gli specialisti e la conoscenza di tutte le figure che compongono il team multidisciplinare tra cui l’infermiere oncologico, lo psiconcologo, etc. Europa Donna Italia - conclude D'Antona - è impegnata da tempo nella sensibilizzazione sul tumore al seno metastatico per cui abbiamo accolto quindi con entusiasmo la possibilità di sostenere Donne in Meta, certe che potrà contribuire in modo importante a supportare le pazienti”.

A queste parole si uniscono quelle di Riccardo Masetti, presidente di Susan G. Komen Italia: “La prevenzione e la diagnosi precoce rimangono delle armi fondamentali, ma quando si deve percorrere questo viaggio non si può farlo in solitaria. L’appoggio dei partner, delle famiglie e dei team medici, sono una parte determinante per affrontare tutte le fasi della malattia. Essere consapevoli e avere una rete di sostegno può fare veramente la differenza, soprattutto nelle forme più gravi come quella del tumore metastatico triplo negativo. Siamo lieti di poter ospitare un incontro all’interno della Race for the Cure che può aiutare a creare questa consapevolezza”.

Estremamente confortanti le parole della dottoressa Teresa Gamucci, direttore dell’Unità operativa complessa oncologia dell’ospedale Pertini di Roma.

Oltre a sottolineare il fatto di pensare ad una conservazione di ovuli da parte delle donne colpite, per la possibilità di poter procreare dopo il percorso terapeutico, ha spiegato come anche da queste forme particolarmente aggressive “si possono ottenere miglioramenti e una guarigione. Sono messaggi importanti, perché noi come oncologi vediamo spesso donne sconfortate al momento della diagnosi. Ma abbiamo così tante armi da mettere in atto che veramente dobbiamo fare squadra".

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