Il primo uomo a contrarre la sifilide fu Carlo VIII di Valois. O, perlomeno, è stato il primo caso e "paziente zero" documentato. La cosiddetta "malattia della vergogna", nota anche con i nomi di mal serpentino, mal francioso, mal tedesco o vaiolo spagnolo, sarebbe stata importanta dai marinai di Cristoforo Colombo in Spagna, nel XV secolo, di ritorno dalle Americhe.
Ecco, tal proposito è stata allestita al Museo dell'Alto Medioevo di Roma una mostra ("La malattia della vergogna"), che ripercorre la storia della medicina e delle sue tragedia sanitarie.
Come ricordato da La Stampa, la sifilide fece la sua prima comparsa nel 1493, a Barcellona. Giusto un anno dopo la scoperta dell'America di Cristoforo Colombo. Ecco, sarebbero stati proprio i suoi marinai a portarla nella città spagnola.
Per colpa loro il batterio europeo della sifilide, il cosiddetto Treponema, subì una mutazione genetica, rafforzandosi sia come violenza sia come capacità di diffondersi come un'epidemia.
Da Barcellona a Napoli, dove la patologia arrivò per colpa dell'esercito mercenario di Carlo VII di Valois, che nel 1495 aveva occupato la città alle pendici del Vesuvio. E dal porto partenopeo, sempre per via dei marinai, delle rotte e delle spedizioni commerciali, la sifilide si diffuse in tutt'Italia e dunque in tutt'Europa, esplodendo nei porti e nelle città del Vecchio Continente.
Gli effetti della malattia erano devastanti e i malati perdevano occhi, naso, mani e piedi. Insomma, sofferenza atroci.
Inutili gli espedienti dell'epoca: per curarla c'era chi si faceva impacchi di rane e galli morti sulle piaghe, ma a nulla servivano per alleviare il dolore e gli effetti. Per le fitte lancinanti, solo l'oppio dava un po' sollievo, senza ovviamente curare la "malattia della vergogna".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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