La musica diventa un antidoto alla sofferenza

Quando non si riesce a usare la parola per esprimersi, comunicare ed entrare in relazione con gli altri arriva la musica. Oggi più che mai trasformata in percorso riabilitativo attraverso la musicoterapia. Una tecnica definita «psicoterapeutica a mediazione», in grado di utilizzare modalità comunicative alternative per risolvere alcuni disturbi.

«Sono davvero tante le persone per le quali questo approccio può essere utile spiega Lucio Sarno, primario del servizio di Psicologia clinica e della salute dell'Irccs ospedale San Raffaele di Milano -. Da chi soffre di autismo infantile o psicosi, a chi è affetto da malattie neurologiche degenerative. Inoltre la musicoterapia agisce in modo positivo in tutte quelle situazioni nelle quali una persona vive condizioni di sofferenza psicologica significativa a causa di patologie organiche gravi come quelle oncologiche». La scienza ha da tempo confermato i vantaggi di questa disciplina, che però al momento si muove ancora su un terreno sperimentale.

«Il rapporto fra l'uso del medium musicale e i benefici terapeutici ottenuti non è immediatamente dimostrabile in una relazione di causa-effetto univoca va avanti l'esperto -. Nonostante questo la musicoterapia viene utilizzata in due distinte modalità. La prima è definita attiva e favorisce nei pazienti l'espressione di sè attraverso l'uso di uno strumento musicale. La seconda è definita ricettiva e fonda il suo potere sull'ascolto della musica e sulla possibilità di esprimere individualmente o in gruppo stati d'animo, vissuti, ricordi, fantasie o associazioni evocate dall'ascolto di un determinato brano». Questo perché la tecnica riesce a toccare in modo diretto corde emotive profonde, permettendo a chi si sottopone a una seduta di musicoterapia di entrare più facilmente in relazione con se stesso.

«L'ascolto musicale favorisce percorsi associativi che riconducono più facilmente a campi esperienziali soggettivi piacevoli e dunque capaci di attivare modificazioni nel campo psico-fisico malato e sofferente conclude l'esperto -.

Questo genera una nuova disposizione d'animo, terapeuticamente efficace, che permette ai pazienti di rivolgersi al mondo e alla vita in modo diverso. Ecco perché questa disciplina è in grado di favorire miglioramenti significativi nella qualità della vita delle persone».

DUv

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