Gli scienziati dell'Università della Virginia hanno individuato 14 geni che possono causare l'obesità e 3 geni che, al contrario, sono in grado di prevenirla. Lo studio, pubblicato su "PLOS Genetics", apre la porta a trattamenti per combattere quella che è diventata un'epidemia (solo in America il 40% degli adulti ne soffre) esito in particolar modo di diete ipercaloriche e di stili di vita sedentari.
Da tempo sono note centinaia di varianti genetiche che hanno maggiori possibilità di manifestarsi in individui obesi o affetti da altre malattie. Tuttavia, la probabilità non garantisce l'avvento sicuro della patologia. Tale incertezza è sempre stata una delle principali barriere che la genomica ha dovuto affrontare al fine di identificare gli obiettivi per curare l'obesità.
Per scoprire quali geni promuovono o prevengono l'aumento di peso, i ricercatori hanno fatto ricorso a vermi noti come C.elegans. Questi, presenti nella vegetazione in decomposizione, condividono oltre il 70% dei geni umani e diventano obesi se vengono nutriti con quantità eccessive di zucchero. Avvalendosi dei vermi in questione, il team ha esaminato precisamente 293 geni sviluppando un modello di verme dell'obesità. Alcuni animali sono stati alimentati con una dieta regolare, altri invece hanno ricevuto una dieta ad alto contenuto di fruttosio. I vermi hanno da sempre apportato grandi benefici alla scienza. Basti pensare che sono stati usati per decifrare il funzionamento di farmaci comuni, tra cui la metformina e l'antidepressivo Prozac.
Questo modello di obesità, abbinato all'automazione e ai test supervisionati assistiti dall'apprendimento automatico, è stato decisivo per individuare 14 geni che provocano l'aumento di peso e tre che, al contrario, lo impediscono. Bloccare l'azione di questi ultimi, inoltre, ha consentito ai vermi di vivere più a lungo e di avere una migliore funzione neuro-locomotore. Proprio questi sono i benefici che gli sviluppatori di farmaci sperano di ottenere dai medicinali anti-obesità. Si è poi scoperto che l'annullamento dell'azione di uno di codesti geni ha altresì migliorato la sensibilità all'insulina e abbassato i livelli di zucchero nel sangue.
Nonostante gli ottimi risultati, gli scienziati fanno sapere che c'è ancora molta strada da fare. Ora più che mai terapie adeguate sono necessarie per ridurre le conseguenze dell'obesità nei pazienti e sul sistema sanitario.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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