Secondo uno studio pubblicato sul New England Journal of Medicine, l'84% degli intervistati ha paura di svegliarsi in preda ad algie, nausea e vomito. Il 64,8% dei partecipanti, invece, teme di non svegliarsi più. Stiamo parlando dell'anestesia, un termine di derivazione greca che indica genericamente l'abolizione del dolore e della coscienza. Ad essa si associa, altresì, un rilassamento muscolare. Figura cardine dell'anestesiologia è l'anestesista, un medico specialista che segue con estrema attenzione l'iter del paziente: dal colloquio programmato prima dell'operazione al post intervento. I farmaci impiegati per indurre l'anestesia prendono il nome di anestetici e si suddividono in due gruppi:
- anestetici locali: sono usati per procedure chirurgiche di breve e lieve entità. Essi bloccano temporaneamente solo le fibre nervose che trasportano le sensazioni dolorose e quindi determinano la perdita della sensibilità in una zona circoscritta del corpo;
- anestetici generali: sono impiegati per procedure chirurgiche lunghe e complesse. Essi interrompono le vie nervose che controllano la veglia e la coscienza.
Quali sono le tecniche anestesiologiche maggiormente impiegate? Esistono rischi e complicanze? Scopriamolo insieme.
L'anestesia generale
Le probabilità di morire a causa dell'anestesia generale sono davvero esigue, infatti il decesso si verifica in meno di un caso ogni 100mila. Si tratta, quindi, di una tecnica sicura il cui obiettivo è quello di indurre, attraverso l'impiego di alcuni farmaci, uno stato di incoscienza. In tal modo il soggetto operato non avrà alcuna percezione dolorosa e nessun ricordo dell'intervento stesso.
Questa procedura anestesiologica si adotta per operazioni lunghe e di una certa entità e, solitamente, per tutti gli interventi che influiscono sul respiro come quelli all'addome o al petto. Nei giorni che precedono l'intervento è di fondamentale importanza la cosiddetta visita anestesiologica durante la quale saranno valutati i rischi e i benefici dell'anestesia generale. Lo specialista, oltre a porre domande circa lo stato di salute e le eventuali patologie del suo assistito, fornirà a quest'ultimo regole specifiche alle quali egli deve attenersi con scrupolo. La più importante è senza dubbio il digiuno che va praticato 6-8 ore prima dell'operazione.
Una volta in sala operatoria, alla pre-anestesia con farmaci tranquillanti che serve a rendere meno ansioso il paziente, segue l'anestesia vera e propria. Il medicinale è somministrato sotto forma di gas attraverso una maschera o di liquido che viene iniettato in vena. Una volta addormentato il soggetto viene intubato e monitorato per tutta la durata della procedura. Al termine della stessa, l'anestesista interrompe la somministrazione dell'anestetico e l'assistito è tenuto sotto osservazione nella sala risveglio. Uno dei timori più diffusi riguarda i tempi di smaltimento dell'anestesia e i suoi effetti collaterali. Questi ultimi variano da persona a persona, ma generalmente includono:
- nausea e vomito;
- confusione mentale;
- vertigini;
- brividi e sensazione di freddo;
- mal di gola;
- difficoltà a urinare.
L'anestesia locale
Per gli interventi di breve durata e di lieve entità la soluzione migliore è l'anestesia locale per la quale vengono usati farmaci anestetici (procaina, lidocaina, bupivacaina) che bloccano temporaneamente solo le fibre nervose che trasportano le sensazioni dolorose. Il paziente, oltre a rimanere sveglio, gode di alcuni vantaggi come la possibilità di una dimissione precoce, la riduzione degli effetti collaterali e dello stress correlato all'operazione.
A differenza di quella generale, l'anestesia locale non deve essere preceduta dal digiuno e può essere eseguita direttamente dal chirurgo che, tuttavia, deve essere informato su patologie, allergie a medicinali o alimenti e terapie farmacologiche in atto. Valutati i diversi parametri, si procede con la somministrazione dell'anestetico che può avvenire per via topica mediante l'applicazione di spray e pomate oppure tramite iniezione sottocutanea. La durata varia a seconda della tipologia del farmaco e delle caratteristiche fisiche dell'assistito.
Al termine dell'operazione il paziente può provare una sensazione di intorpidimento o di formicolio nella zona sottoposta ad anestesia. Nonostante ciò egli può riprendere le normali attività, adottando solo gli accorgimenti specifici relativi all'intervento a cui è stato sottoposto. Questa procedura anestesiologica comporta meno rischi, ma non è esente da effetti collaterali, tra cui:
- brividi;
- cefalea;
- confusione mentale;
- astenia;
- visione offuscata;
- ipotensione;
- infezione del sito di iniezione.
L'anestesia spinale
Una forma di anestesia locale ampiamente utilizzata per interventi ginecologici, ortopedici (ginocchio, anca), vascolari e per il parto cesare è la cosiddetta anestesia spinale che prevede la somministrazione di farmaci anestetici a livello dello spazio subaracnoideo del midollo spinale. In questo modo vengono annullate le sensazioni dolorose nella parte inferiore della schiena e lungo entrambi gli arti inferiori.
Questa procedura, che deve essere sempre preceduta da un digiuno di almeno 6-8 ore, viene eseguita dall'anestesista. Una volta posizionato il paziente seduto con la schiena piegata in avanti o disteso su un fianco con le ginocchia piegate ad altezza del petto, si sterilizza il punto dell'iniezione e si inserisce nel canale spinale un agocannula. All'interno di quest'ultimo va poi posizionato il catetere spinale, uno strumento che consente l'infusione degli anestetici.
Già dopo 5-10 minuti il soggetto prova una piacevole sensazione di intorpidimento che svanisce del tutto nell'arco di una o tre ore. Contemporaneamente viene recuperata la sensibilità vescicale. Durante questo periodo il paziente a riposo viene periodicamente monitorato. L'anestesia spinale è sicura ma non esente da effetti collaterali.
I più comuni includono:- forte mal di testa;
- infezione del sito di iniezione;
- ipotensione;
- ritenzione urinaria;
- prurito cutaneo.
Rappresentano controindicazioni alla procedura: infezioni a livello lombare, assunzione concomitante di farmaci anticoagulanti, emopatie, spina bifida, deformità o artrite della colonna vertebrale.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.