La verbena (Verbena officinalis) è una pianta perenne appartenente alla famiglia delle Verbenacee ricca di proprietà benefiche; non a caso è nota come uno dei rimedi naturali più efficaci contro l'ansia. Nativa di una vasta area che si estende dal Mediterraneo al Nord Europa, passando anche per l'Asia occidentale, la si riconosce per le sue caratteristiche peculiari.
Il fusto, che può raggiungere anche i tre-quattro metri di altezza, predilige i terreni umidi e un po' argillosi. I fiori fucsia e violetti sbocciano in tarda estate ed è possibile godere della loro bellezza fino ad autunno inoltrato.
La verbena cresce spontaneamente nei luoghi più disparati: nei prati, nei pressi di ruderi, lungo le sponde asciutte dei fiumi, ai bordi di boschi e foreste. Tuttavia è facile coltivarla poiché si adatta con una certa facilità ad ogni ambiente. Scopriamo ora quali sono le virtù di questa pianta e come impiegare la stessa per curare disturbi comuni, ma fastidiosi.
Verbena, un po' di storia
La parola verbena ha origini sia latine che celtiche, discende infatti dall'unione di due termini "verbenae" e "ferfaen" che significano rispettivamente "sterpi" e "caccia pietra". Quest'ultimo si riferisce all'usanza di impiegarla per trattare i calcoli renali. Secondo gli antichi la pianta era baciata dalla Fortuna e molti popoli ritenevano che fosse una vera e propria incarnazione della divinità. In quanto tale, dunque, da essa potevano derivare gioia o dolore, ricchezza o povertà, felicità o infelicità.
All'arbusto venivano altresì attribuite doti magiche; basti pensare ai sacerdoti Druidi che la raccoglievano quando sorgeva la stella Sirio e che poi versavano un filo di miele nel punto in cui l'avevano sradicata per ripopolare il suolo. La verbena veniva utilizzata per predire il futuro, come rimedio per la maggior parte delle malattie, contro il malocchio e come ornamento per i templi. Della stessa dovevano disporre tutti coloro che andavano alla ricerca di tesori sotto i menhir di Plouhinec.
Per via delle sue proprietà afrodisiache, la verbena era definita dai Romani "Herba veneris", ossia pianta sacra alla dea Venere. Ippocrate raccomandava il decotto per curare la sterilità femminile. Galeno, invece, lo consigliava agli uomini per "fortificare il membro". L'arbusto veniva anche raccolto in un punto sacro del Campidoglio per cingere il capo del "Fetialis" o "Pater verbenarius", ovvero il sacerdote quando quest'ultimo indiva una processione per stipulare un trattato di pace o per dichiarare una guerra.
Verbena, proprietà e benefici
La maggior parte delle proprietà della verbena sono attribuibili alla verbenalina, un principio attivo appartenente ai glucosidi iridoidi. Si rivela non meno importante la presenza di oli essenziali come limonene, cineolene, citrale e ancora flavonoidi (luteolina, apigenina, kaempferolo, scutellareina), acidi triterpenici (acido ursolico, acido oleanolico), tannini, vitamine A, B, C, K e alfa sitosterolo, un fitosterolo vegetale.
La pianta, grazie alla presenza di verbenalina, è considerata un vero e proprio ansiolitico naturale. Oltre ad agire sul sistema nervoso con effetti psicoattivi (non a caso in passato la si preferiva somministrare al posto del bromuro di potassio per prevenire gli attacchi epilettici), essa regola l'attività delle ghiandole surrenali che producono gli ormoni dello stress.
Interessanti sono poi le virtù antinfiammatorie dell'arbusto che si sono dimostrate efficaci nel contrastare gengiviti, artriti, coliti e colon irritabile. Quest'ultima è una sindrome che, tra le altre manifestazioni, contempla anche la diarrea. L'uso della verbena si rivela utile anche in questo caso, poiché flavonoidi e tannini hanno un buon potere astringente.
La capacità dell'arbusto di prevenire i calcoli renali era nota sin dai tempi più antichi e, come abbiamo già accennato, viene rammentata nell'etimologia della parola. Non meno importante, infine, è la protezione offerta contro funghi e batteri antbiotico-resistenti, in particolare Staphylococcus aureus, Escherichia coli e Salmonella typhi. L'assunzione della verbena, dunque, può debellare infezioni urinarie e del tratto respiratorio superiore.
Verbena, somministrazione ed effetti collaterali
La verbena può essere assunta sotto varie forme. Poiché la verbenalina si degrada facilmente con l'essicazione, l'infuso deve essere preparato con la pianta fresca. I fiori vanno lasciati in infusione in una tazza di acqua bollente per circa otto minuti. Lo stesso principio vale per il decotto che si prepara versando venti grammi di erba in un litro d'acqua che deve poi bollire per dieci minuti.
Il fiore di Bach che si ricava dall'arbusto, Vervain, è un rimedio indicato in tutti quei casi di iperattività e di eccesso energetico che si esprime con sintomi fisici quali: cefalea muscolo-tensiva, spasmi muscolari, tic, ipertensione, algie diffuse, coliche. L'uso esterno della pianta contempla creme cosmetiche e pomate che vanno spalmate sulle zone affette da irritazioni di varia natura, scottature, ferite, infiammazioni.
L'utilizzo della verbena, sconsigliato in gravidanza, in allattamento e in presenza di disturbi della tiroide, è generalmente sicuro se ci si attiene alle dosi raccomandate dall'erborista o dal proprio medico curante.
Bisogna tuttavia tenere a mente che le tisane sono in grado di ostacolare l'assorbimento del ferro nelle persone affette da carenza del minerale o da anemia conclamata. Infine la vitamina K presente nell'arbusto può interferire con l'efficacia dei farmaci anticoagulanti.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.