
Sotto un cielo plumbeo è iniziata una giornata piuttosto fosca per Milano e per il suo futuro. Che si conclude con una luce sinistra: per un soffio Milano è «salva» ma la maggioranza in Comune no.
Come preannunciato nei giorni scorsi, ieri la maggioranza a Palazzo Marino si è divisa sul voto all'ordine del giorno di Pd, Riformisti e Lista Sala a sostegno dell'approvazione della norma «Salva Milano». Nel testo, firmato dalla capogruppo del Pd Beatrice Uguccioni, dalla capogruppo dei Riformisti Giulia Pastorella, dal presidente della commissione Rigenerazione urbana (in quota Pd) Bruno Ceccarelli e del consigliere della Lista Sala Marco Fumagalli, i consiglieri esprimono il proprio sostegno «alla conclusione positiva dell'iter di approvazione del DDL 1309 - Disposizioni di interpretazione autentica in materia urbanistica ed edilizia, strumentalmente definito Salva Milano». Con una riserva: nel secondo punto, infatti, si esprime la necessità di «una successiva e rapida riforma organica complessiva della materia, come richiesto dal Presidente di Anci Gaetano Manfredi, che definisca i principi fondamentali dell'urbanistica nel rispetto delle prerogative delle regioni e dei comuni italiani». Un'azione di pressing sui colleghi del Senato, tra cui l'ex assessore al Lavoro Cristina Tajani e dell'eurodeputato Pd Pierfrancesco Maran che ai tempi aveva le deleghe all'Urbanistica, che si sono dissociati dal testo alla Camera e contro cui si sono scagliate le ire del sindaco - «sarebbe un problema politico se dal Pd non appoggiassero questa norma, metterebbero in discussione il mio lavoro e quello del mio predecessore» aveva detto. Il ddl «Salva Milano» pensato per sterilizzare le inchieste della Procura per abusi edilizi e sanare la situazione dei circa 20 cantieri finiti sotto la lente degli inquirenti (3 quelli sotto sequestro) è stato approvato in maniera bipartisan a novembre alla Camera per poi impantanarsi in Commissione Ambiente al Senato. In «ostaggio» 150 progetti bloccati, 165 milioni di oneri urbanizzazione in meno e 12 miliardi di investimenti congelati.
L'approvazione del documento era quidi un passaggio obbligato per il Pd milanese, stretto tra il sindaco e l'opposizione, Lega in primis, che evidenziando le contraddizioni della maggioranza milanese e nazionale chiedeva che venisse votato il proprio odg in consiglio a sostegno del Salva Milano. Ed è per questo motivo che il capogruppo della Lega Alessandro Verri e la consigliera Annarosa Racca, nonostante il Carroccio sia stato il promotore del ddl dal primo momento con il «Salva Casa», che votano contro: «Speravamo di poter votare a larga maggioranza il nostro documento e invece ci è stato imposta l'approvazione del documento della sinistra che peraltro è scritto male e ha contenuti sbagliati». Nel mirino in particolare il secondo punto: la richiesta di una riforma organica e complessiva dell'urbanistica.
Ecco però che al grido di «Vergogna!» con il palazzo «accerchiato» dalla manifestazione di protesta dei comitati cittadini - nel pomeriggio è arrivata anche la lettera di 180 professori universitari contro la norma - l'odg della sinistra passa con 7 voti contro: dei consiglieri di Europa Verde Carlo Monguzzi, Tommaso Gorini e Francesca Cucchiara, Alessandro Giungi del Pd, Enrico Fedrighini, ambientalista della prima ora (Gruppo Misto) e dei due leghisti Verri e Racca. Con 22 i voti a favore, 21 assenti e nessun astenuto si consuma il salvataggio in corner di Milano.
In assenza del sindaco che, dopo aver minacciato, urlato, strigliato i suoi non si presenta in aula perchè impegnato nel salotto di Lilli Gruber. Alla faccia dello «schieramento abbastanza compatto rispetto a coloro che mi sostengono» auspicato in mattinata.
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