Pierangelo Maurizio
da San Marino
Cè un posto al mondo dove la cara, vecchia Democrazia cristiana ha il 42 per cento dei voti. È San Marino. Basta percorrere i 24 chilometri dal casello autostradale di Rimini e, più che in un altro mondo, si entra nella macchina del tempo. Anche se non mancano le incognite. I 32mila elettori sammarinesi infatti oggi votano per rinnovare il Gran consiglio generale (il parlamento). Il Partito dei socialisti e dei democratici - nato dalla fusione del Ps con il vecchio partito comunista - (36 per cento alle scorse elezioni) è deciso a strappare il primato alla Dc. Con un programma che sta facendo molto discutere (e parecchio arrabbiare).
Tra i vari punti, la sinistra vuole lingresso a pieno titolo della Repubblica del Titano nellUnione europea. Uneventualità davanti alla quale il democristiano Gabriele Gatti, 52 anni e per 16 ministro degli Esteri, vede rosso. In tutti i sensi: «Una follia. Anche noi vogliamo una maggiore integrazione nella Ue ma vogliamo conservare le nostre prerogative. Entrare nellUnione comporterebbe gravi problemi economici».
San Marino ha già un trattato di cooperazione e unione doganale (per altro firmato proprio da Gatti) con lUe. Usa leuro come moneta ufficiale; e può perfino «battere» - in modiche quantità - pezzi del conio europeo (molto ambiti dai collezionisti). Ma ha mantenuto le sue peculiarità. «La tassazione leggera e la differenza fiscale hanno permesso alle nostre imprese di essere competitive» dice Gabriele Gatti.
Le aziende pagano il 19 per cento di tasse sul guadagno reale, mentre per i redditi dei singoli la tassazione è divisa per fasce e comunque è sempre sotto il 20 per cento. Una pacchia, non cè che dire, pronta a evaporarsi con ladesione allUe.
Senza contare gli altri campi nei quali anche il Titano dovrebbe adeguarsi, per esempio in tema di immigrazione e mobilità delle persone («ma con un territorio così piccolo non possiamo permetterci presenze eccessive» dicono i contrari). Per non parlare del segreto bancario. Con 11 banche e 35 finanziarie San Marino non è certo inserito nelle liste dei paradisi fiscali, garantisce la collaborazione con le polizie contro il riciclaggio di denaro sporco, ma rappresenta unopportunità per i risparmi non solo dei sammarinesi grazie alla riservatezza.
Nove i partiti in lizza. Oltre alla Dc e ai Socialisti e democratici, ben tre liste sono di derivazione ex democristiana: Alleanza popolare, il Partito dei popolari (simile al Ccd) e Noi sammarinesi, lultima nata. Poi ci sono il Nuovo partito socialista, i Sammarinesi per la libertà, Sinistra unita (Rifondazione più ex partito comunista) e Alleanza nazionale. Uno degli argomenti più arroventati è lapertura del casinò. Roulette e tavoli da chemin li vogliono i Socialisti e democratici, per rilanciare il turismo. La Dc non ne vuol sapere. «Ci preoccupano molto gli effetti sullordine pubblico, sullimmagine stessa di San Marino», spiega Gatti: «La nostra ricchezza è quella di aver sempre avuto una economia differenziata: artigianato, industria, turismo, banche».
Ma il vero nodo è il sistema politico, che è bloccato. Da anni la legge elettorale (proporzionale puro) non permette la governabilità.
pierangelo.maurizio@alice.it
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