RomaLa sua rubrica si intitola, non a caso, Qualcosa contro. Perché Ritanna Armeni, columnist del Riformista, ex portavoce di Fausto Bertinotti, ex co-conduttrice di Otto e mezzo, volto di Red Tv, giornalista di sinistra senza tessere, ne ha per tutti. Ieri, per un esempio, in un suo editoriale, partiva dallo scandalo della Certosa, per bacchettare il Pd: «Non ha una linea politica. Non può pensare di tornare al governo sullonda degli scandali». Lintervista comincia da qui.
Lei avverte la sinistra: non pensate che le polemiche sulle donnine del Cavaliere aiutino a trovare una via di uscita dalla crisi...
«Sinceramente è così. Non ho più curiosità su questa inchiesta»
Sarebbe lunica, in Italia...
«Non credo. Anzi, non capisco questa aspettativa. Cosa vuoi che ci interessi qualche pennellata pruriginosa al quadro, qualche altra misera rivelazione?».
Nel senso che lei il suo giudizio già lo ha formulato?
«Il mio sì. È il ritratto di un uomo che ha comportamenti che non mi piacciono, stili di vita che non condivido. Da femminista non apprezzo i suoi rapporti con le donne. Ma qui finisce il giudizio pubblico e si va nel privato».
Lo scandalo durerà ancora?
«Spero di no. Ma so che ci sono altre conversazioni, altre registrazioni. Penso che anche Berlusconi se lo aspetti».
Fa come DAlema con la scossa...
«Posso dirlo? DAlema è uno dei politici più avveduti che conosca, ma se sapeva dellinchiesta, grazie a spifferi da magistrati amici ha fatto male a parlarne!».
Perché?
«Per due motivi. Il primo è che ha obiettivamente rafforzato Berlusconi, regalandogli una solida argomentazione difensiva. Il secondo è che lascia ipotizzare un rapporto con le procure che non fa bene alla politica. Per questo spero che sia un errore».
E Franceschini?
«Vede, secondo me il Pd deve tenere un basso profilo su questo caso. Un giornale ha il diritto di occuparsene, un partito no. Se la politica diventa questo, il confronto si immiserisce».
Molti pensano che si possa arrivare alle dimissioni del premier.
«Mi pare un grandissimo errore. I dati delle elezioni lo spiegano abbastanza bene».
In che senso?
«Berlusconi è il motore e il propulsore del centrodestra. Il suo appannamento di immagine, lo dice lui stesso, ha determinato un calo di consensi».
E quindi la sinistra potrebbe battere il ferro finché è caldo...
«È lerrore più grande. Proprio il risultato del centrodestra e la sua avanzata nelle Regioni rosse lo dimostrano: il blocco sociale e politico è intatto e forte».
Lei dice che è sbagliato sperare nelle inchieste?
«Non solo sbagliato, ma anche inutile».
Perché non produce risultati?
«Lopposizione deve ritrovare una strada che oggi pare smarrita. Ritrovare le sue ragioni nella politica, non nel gossip».
Cè un congresso in arrivo.
«Sì, ma qual è la piattaforma politica? Bersani è lemiliano pragmatico e Franceschini il cattolico serio? Non si ricostruisce consenso a partire dai caratteri».
E lastro nascente Serracchiani?
«È una politica fatta, seria, però... Dovrebbe camminare da sola e cercare meno padrinaggi».
Si riferisce a Veltroni, lei.
«Ah, ecco, Veltroni. Parliamone. A maggio se nè andato dicendo: la mia linea è stata sconfitta».
Il discorso del Tempio di Adriano.
«Adesso ritorna in campo, a giugno. Troppo presto».
Non le piace Veltroni?
«Mi chiedo semplicemente: cosa è cambiato, da allora? Nulla. Questo ritorno in campo è dettato solo dal desiderio di sostenere Franceschini. E soprattutto: se la sua proposta politica era sconfitta allora, dovrebbe esserlo anche oggi, perché nulla è cambiato».
Secondo lei, invece, bisogna ripartire dalle contraddizioni politiche della maggioranza.
«Berlusconi aveva vinto promettendo di abbassare le tasse al Nord, e di favorire lo sviluppo al Sud. Poi è arrivata la crisi, e questa aspettativa è sfumata».
Però la Lega cresce.
«Ma crescono le contraddizioni.
Lalleanza non le pare solida come sembra?
«Sì: ma il problema del Pd è qui. Ritornare a pensare al Paese e ai suoi problemi, non alle rivelazioni di qualche escort. Altrimenti la rivincita è impossibile».
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