«Sandro Biasotti? Speriamo cambi mestiere presto!» È l'augurio del ministro dello sviluppo economico Claudio Scajola che ieri a Casarza Ligure ha ribadito la scelta della candidatura alle regionali dell'onorevole Biasotti e anticipato quella del senatore Enrico Musso a sindaco di Genova per il 2012. Tutto a margine del convegno «Lo sviluppo del Tigullio Orientale: prospettive e progetti» promosso dai Comuni di Casarza Ligure, Castiglione Chiavarese, Moneglia, Provincia di Genova e Confindustria Genova, cui il ministro era invitato. Analisi e indirizzi sulla crisi che va, ma dai microfoni di Primocanale torna quella passata ipotesi su Scajola candidato alle regionali buttata lì, dall'interno del Pdl. «Ho da fare altro - stoppa il ministro - Qualcuno forse lo ha detto pensando di allontanarmi da Roma, o di far vedere che c'era una differente posizione tra me e Biasotti. Ho indicato io, d'accordo con Berlusconi, Biasotti presidente, e intendo proseguire questo impegno per portarlo ancora ad essere presidente della Regione, con il consenso dei liguri per far ripartire la Liguria». Solo una battuta dunque: «In qualche modo mi sono sentito onorato, ma adesso sono occupato a fare altro».
Chiarezza anche sui rapporti con Burlando e la vociferata asse-dei-due-Claudio: «Non c'è mai stato alcun asse. Io ero ministro e lui presidente della Regione, e ho collaborato per risolvere alcuni problemi come l'Ilva. Fino a quando questo comportamento si è mantenuto sul piano istituzionale corretto, ho inteso così muovermi. Poi ho verificato una politicizzazione da parte della Regione, anche nelle nomine e nelle scelte, che mi ha scandalizzato». E lUdc? Dove andrà? «Nella passata legislatura era in maggioranza con Biasotti, oggi a livello nazionale è allopposizione. Io comunque non faccio politica da calciomercato», taglia corto il ministro.
Ma l'annuncio succoso arriva con Musso di nuovo candidato a Tursi per il 2012, nonostante il suo rifiuto a correre per le Europee: «Musso ha avuto un'opportunità - argomenta Scajola - e ha preferito rimanere in Senato perché avrebbe avuto più difficoltà a svolgere il suo ruolo di consigliere comunale a Genova. È stata la sua scelta e su questa stiamo costruendo perché possa diventare sindaco di Genova la prossima volta». Con stoccata finale alla sindaco: «Due anni fa il centro destra qui ha quasi sfondato: Oliveri è andata al ballottaggio alle Provinciali e Musso ha fatto un risultato eclatante. Mi pare che l'attività della sindaco Vincenzi aiuterà le future elezioni per la vittoria di Musso».
Pensano alle regionali, traguardano l'ambizioso obiettivo di Tursi e intanto focalizzano sul territorio. Nella sala satura di Villa Sottanis al centro infrastrutture, energia e innovazione per le imprese. Claudio Muzio, il sindaco Pdl che ha espugnato il fortino rosso di Casarza, traccia il profilo di un Comune che ha tenuto con le sue 125 imprese su 65.000 metri quadri per 950 addetti; Giovanni Collorado, sindaco di Castiglione Chiavarese, l'altro baluardo rosso caduto, argomenta l'urgenza degli interventi sull'asse viario della 523 con i suoi 18.000 transiti giornalieri; Claudio Magro, sindaco di Moneglia focalizza sul turismo mentre Scajola ricorda gli 8 milioni di euro stanziati per la Liguria di cui uno solo è stato investito. Ci pensa Franca Garbarino, presidente gruppo territoriale del Tigullio Confindustria ad elencare i bisogni: energia, rete d'impresa, incentivi, tutela del made in Italy, credito. Il presidente della Provincia Alessandro Repetto conferma l'impegno sulla colmata di Lavagna e la piana di Seriallo per la Lames e invita allo sblocco dei Fondi per le Aree Sottoutilizzate.
Ma il senatore Luigi Grillo, da «inguaribile lobbista delle banche», ribadendo che il sistema finanziario italiano ha tenuto, invoca «meno potere al centro e più alle amministrazioni, con uno Stato che deve dare più spazio ai privati perché facciano loro le opere pubbliche». A concludere, il ministro insiste sul «fare infrastrutture, che non significa fare peccato» e sulle gronde di Ponente e Levante: «I soldi c'erano, è il territorio che non ha scelto: hanno vinto i no ideologici e le politiche estremiste di retroguardia. Burlando e Vincenzi sono stati gli amministratori che hanno bocciato il rilancio».
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