Scajola: "Mai vista campagna elettorale peggiore"

Il ministro dello Sviluppo economico: «Le foto di Villa Certosa violano la sacralità della casa. C’è un’alleanza politico-giornalistica contro Berlusconi. La sinistra non parla di Europa? Per forza, l’ha sempre osteggiata»

Scajola: "Mai vista campagna elettorale peggiore"

Da ministro dell’Interno si trovò a dover gestire il G8 di Genova; ora che è ministro dello Sviluppo economico deve fronteggiare una crisi epica. Di certo i mandati istituzionali di Claudio Scajola non sono stati semplici. Ma in una carriera in salita, almeno ha avuto una fortuna: quando era coordinatore nazionale di Forza Italia, le campagne elettorali non erano avvelenate come quest’ultima.
Ministro, lei l’ha definita «indegna».
«Confermo. La peggiore che ricordi, dominata dall’aggressione mediatica a Berlusconi e da ignobili intrusioni nella sua vita privata».
Parla di «El Pais» che pubblica le foto di Villa Certosa?
«La pubblicazione di quegli scatti è vergognosa. La casa è un luogo sacro e inviolabile e l’Italia ha sempre avuto una tradizione di discrezione a riguardo. Nessuno si sarebbe sognato di spiare Togliatti o Nenni dal buco della serratura».
In giardino, come in questo caso, si ha una visuale migliore.
«Ma restano foto innocenti, cosa di cui non avevo dubbi. Conosco Berlusconi da anni, so che non è un esibizionista, nemmeno in casa sua. E poi, se i suoi ospiti erano in topless o nudi qual è il problema? Se posso anch’io a casa mia faccio il bagno nudo con mia moglie. Mica lo faccio alla piscina comunale».
Pruderie o complotto?
«Di sicuro i partiti di sinistra, anche fuori dall’Italia, non vedono di buon occhio il consenso al governo italiano. Qui ci sono in gioco gli equilibri europei e a pensar male a volte si indovina. C’è un’alleanza politico-giornalistica che ha interesse a indebolire Berlusconi».
Stesso discorso per il caso Noemi e l’inchiesta sui voli di Stato?
«Sono due cose diverse. L’inchiesta su Noemi è simbolo della degenerazione morbosa che mercifica tutto, anche la verità, l’informazione e la politica. Nel secondo caso i magistrati fanno il loro dovere, a volte con eccesso di zelo. Ma qui mi sembra che non ci sia aggravio di costi. Non c’è proprio nulla».
Non c’è paura di perdere il consenso dei cattolici?
«Non credo. Il governo ha sempre dimostrato con i fatti chi è che difende davvero i valori cattolici, che condividiamo in pieno. Anzi, i cattolici sono vicini a Berlusconi, attaccato proprio sulla famiglia».
Su questi attacchi si è fondata la campagna elettorale del Pd...
«Dicevano “mai più alleanze anti-Berlusconi”, ma l’anti-berlusconismo è il riflesso condizionato della disperazione per una sinistra senza contenuti».
Colpa di Franceschini?
«Di certo il processo avviato da Veltroni è in involuzione e in confusione. Franceschini si è dimostrato debole non candidando i big, forse per paura che ne uscissero ridimensionati».
Europa terreno minato per il Pd?
«Beh, il Pci osteggiò la scelta europeista di Adenauer, De Gasperi e Schuman con l’ostruzionismo parlamentare. Il Pd è figlio diretto di quella storia e capisco il loro imbarazzo a dover affrontare temi europei: non sanno neppure in che gruppo andare...».
Parliamo del Pdl. Problemi a compilare le liste?
«È un parto doloroso in ogni partito, ma abbiamo unito personalità esperte e giovani preparati senza lotte fratricide. Per esempio nella “mia” Imperia, con grande storia forzista, candidiamo un ex di An».
Passi Imperia, feudo azzurro. Ma qui vi siete messi in testa di conquistare le roccaforti rosse. Delirio di onnipotenza?
«Valutiamo soltanto le nostre potenzialità e sappiamo che possiamo vincere. Non esiste più il voto ideologico, oggi nelle amministrative si scelgono i candidati in grado di risolvere i problemi».
A Savona i problemi ci sono stati...
«In realtà hanno provato a farci fuori ma non ci sono riusciti. Il Tar ha riconosciuto le nostre ragioni e ci ha riammessi. E pure lì abbiamo buone chances».
La Russa si gioca la barba sul Pdl oltre il 40%. E lei?
«Io potrei farmela crescere, ma mia moglie non approverebbe».
E se la Lega vi gioca uno scherzetto?
«Se la Lega cresce pescando nell’elettorato di sinistra ci fa solo piacere. Con loro ci confrontiamo e discutiamo, sono alleati fedeli».
D’Alema dice che comandano loro e il governo «si ferma al Po».
«E i rifiuti a Napoli? E la ripresa del dopo-terremoto in Abruzzo? Forse D’Alema scorda la proroga per utilizzare i fondi europei diretti al Sud, i 27 miliardi di euro del Fas distribuiti alle Regioni; forse ignora che 18 zone franche urbane su 22 sono al Mezzogiorno e che abbiamo messo 700 milioni in 10 contratti di programma, quasi tutti al Sud. Ah, nel fondo infrastrutture ci sono in programma la Salerno-Reggio e il Ponte sullo Stretto. Sono sopra o sotto il Po?».
A occhio e croce parecchio sotto. Comunque chi non vi attacca per foto e nordismo, vi attacca per l’ottimismo sulla crisi...
«Eppure c’è un consenso generale, dalla Federal Reserve al presidente russo Medvedev che ho incontrato a San Pietroburgo durante l’incontro per accelerare l’ingresso della Russia nel Wto: la crisi sta rallentando. Le Borse sono in ripresa e il petrolio da 40 dollari è risalito a 65. Non ci aspettano mesi facili, serve una “prudenza fiduciosa”. Ma l’Apocalisse è stata sventata».
Ma l’Italia è davvero messa così bene come dite?
«Se si guardano le stime del Pil 2009 direi che siamo a metà classifica. Però prima della crisi eravamo in fondo. Ora stiamo meglio di altri, come la Germania».
Altro mantra dell’opposizione: dimenticate le imprese.
«Non direi. Abbiamo varato bond per 100 miliardi per consentire alle banche di concedere credito alle imprese e vigiliamo sull’erogazione dei prestiti. Abbiamo aumentato a 1,6 miliardi il fondo di garanzia per le Pmi e nel prossimo Cdm porteremo norme sul fisco e per semplificare la burocrazia».
E sui precari?
«Il fondo ammortizzatori sociali è passato da 1 a 9 miliardi e prevede un sostegno anche per loro. Non è molto, ma prima non c’era nulla, ricordiamocelo».
Anche la Fiat è in campagna europea...
«Ribadisco che con Opel i giochi non sono ancora chiusi.

Valuteremo se ora che la faccenda è diventata politica dovremo intervenire. Nel frattempo Marchionne, Epifani e Marcegaglia hanno riconosciuto che il governo ha fatto bene a non sbilanciarsi. Quasi tutti d’accordo, per una volta».

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