Scala, la vernice all'ingresso spegne tutte le proteste

Cinque attivisti denunciati in mattinata smorzano altri gesti di dissenso. Fontana: "No tagli per il teatro"

Scala, la vernice all'ingresso spegne tutte le proteste

L'inizio è piuttosto bellicoso. Del resto chi poteva farsi scappare una simile occasione per far parlare di sé? Il giorno della Prima alla Scala, il neo governo di Centrodestra e, tra gli illustri ospiti, la prima donna premier che di nome fa Giorgia Meloni e appartiene a Fratelli d'Italia, l'arrivo del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e quello della presidente della Commissione Europea Ursula von Der Leyen...Così, di prima mattina (erano da poco passate le 7.30), arriva la protesta a colpi di secchiate di vernice di vari colori. «Ultima generazione, no gas ne carbone» gridano i cartelli degli omonimi attivisti che, in un blitz fulmineo, imbrattano parte della facciata e dell'ingresso della Scala, assicurandosi di avere delle telecamere al seguito che non si perdano un attimo della protesta. La polizia li blocca subito, li identifica (ma riescono a ferire lievemente due agenti) li porta in questura. Sono quattro ragazzi e una ragazza tra i 20 e i 23 anni, originari di Milano, Pavia e Lucca. Tutti denunciati per imbrattamento di beni culturali e per inosservanza del divieto di ritorno; tutti, ça va sans dire, già segnalati dalla Digos per altre iniziative di protesta.

Eppure il clima di dissenso è tutt'altro che elettrico durante la giornata. E questo indipendentemente dalle imponenti misure di sicurezza. Si limitano infatti a un gruppetto di sostenitori dei sindacati di base che, intorno alle 16.30, protestano contro il carovita e contro le politiche del governo Meloni. E anche per gli studenti tutto si riduce a una trentina di giovani che passano davanti a Palazzo Marino con uno striscione con scritto «Casa-Reddito-Diritti. People before profit».

Il sindaco Sala, più tardi, si schiera con chi protesta. «Io credo sia giusto, questi sono momenti in cui chi ha bisogno di farsi sentire, lo deve fare» dice il sindaco. Ma aggiunge, rispetto agli ucraini: «Credo che verso di loro Milano sia stata molto gentile e attenta; io non reputavo giusta la loro richiesta di cancellare il Boris Godunov perché credo che sia chiaro a tutti che la programmazione parte due anni prima».

All'interno del Teatro, la Prima senza mascherine dopo oltre due anni di divieti e sofferenze, è un trionfo firmato Giorgio Armani. Primo tra tutti l'abito forse più sfolgorante della serata - una cascata di perle bianche che partono dalle spalle e coprono la parte davanti e quella dietro dell'abito nero di una «dea» che di nome fa Rocio Munez Morales che, senza il marito Raul Bova ma accompagnata da Roberta Armani, lascia tutti senza fiato al suo ingresso. In velluto nero Armani Privé, scollatissima con un filo di strass ricamati proprio nell'incavo del seno, anche l'attrice Alessandra Mastronardi, mentre la «collega» Sonia Bergamasco, accompagnata dal marito Fabrizio Gifuni, sceglie un abito cipria lunghissimo e senza maniche, sempre con le estremità decorate con strass. Un discorso a parte merita la mise di Chiara Bazoli, la fidanzata del sindaco Beppe Sala, un abito monospalla vagamente nude look, nero ricamato con jais, sempre griffato Armani Privé. Il grande Giorgio firma anche l'abito in velluto nero e jais, incrociato sulle spalle, del premier Giorgia Meloni e il tuxedo del ministro dell'università e della ricerca Annamaria Bernini. Si è notato anche un ritorno al blu. L'ex presidente del Senato e oggi ministro per le Riforme Istituzionali Maria Elisabetta Casellati si è presentata con un lungo abito blu con fantasie bianca e degli orli di pizzo bianco. In blu (ma non ricordava lo stilista) anche la von der Leyen, molto sorridente e disponibile.

Il presidente della Regione Attilio Fontana intanto annuncia che coprirà quasi del tutto i tagli dei contributi alla Scala per il 2022.

«Abbiamo cercato di fare la raccolta di tutte le risorse non spese - spiega il presidente - con l'aiuto degli assessori e abbiamo recuperato ulteriori risorse da trasferire alle realtà culturali che avevano subito decurtazione». Per il sovrintendente Dominique Meyer «un sollievo».

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