Schiava e straniera: ecco chi era Caterina, la madre del genio

C'è da aggiornare la biografia di Leonardo da Vinci (15 aprile 1452 - 2 maggio 1519). Anzi. È già stata aggiornata

Schiava e straniera: ecco chi era Caterina, la madre del genio

C'è da aggiornare la biografia di Leonardo da Vinci (15 aprile 1452 - 2 maggio 1519). Anzi. È già stata aggiornata. Nella sede fiorentina dell'editore Giunti, ieri è stata presentata una operazione culturale fuori dal comune. Carlo Vecce, autorevole studioso di Leonardo, ha scritto un romanzo, Il sorriso di Caterina. La madre di Leonardo, fondato su documenti inediti. Fosse solo questo, si potrebbe restare perplessi. Meglio non confondere realtà e finzione. Vecce ha risolto il problema con efficacia: dopo il romanzo, arriverà Vita di Leonardo, biografia aggiornata alla luce delle nuove carte. Nel frattempo, Vecce le ha mostrate ieri durante una affollata conferenza stampa alla quale hanno partecipato come oratori anche Antonio Franchini, Paolo Galluzzi e Sergio Giunti.

Proprio Sergio Giunti ha notato come questo libro sia l'ultimo capitolo di una storia iniziata nel 1962, a una conferenza di Eugenio Garin sull'universalità del genio di Leonardo: «Ero con mio padre Renato. Garin ci disse che nessun editore aveva pubblicato Leonardo per intero. Diventò la nostra missione. Studiammo il problema e optammo per la riproduzione in fac simile. L'ultimo volume, che riproduce i disegni realizzati in Francia, risale al 2009». Vecce appartiene già a questa storia editoriale, fatta di innovazione e rischio imprenditoriale. Fu introdotto da Carlo Pedretti, peso massimo degli studi leonardeschi.

Veniamo alla notizia principale, prima di collocarla nell'incredibile vicenda raccontata per intero da Vecce. La madre di Leonardo è sempre stata un personaggio misterioso. Alessandro Vezzosi e Martin Kemp avevano ipotizzato che potesse essere straniera, forse orientale, forse una prigioniera. L'intuizione, suffragata da documenti parziali, e in parte non collegabili a Leonardo, si rivela ora esatta.

Caterina, la madre di Leonardo, era nata in Circassia, sulle montagne del Caucaso che scendono verso il Mare d'Azov. Catturata e ridotta in schiavitù, venne condotta a Venezia attraverso Costantinopoli, dieci anni prima della fine dell'Impero. Da Venezia arrivò a Firenze, poi a Vinci. Morì a Milano, da donna libera, dopo aver riabbracciato il suo secondo figlio: Leonardo. Piccola parentesi da tenere a mente: le schiave circasse erano merce rinomata. Sapevano disegnare e ricamare la stoffa. Per questo venivano imprigionate e rivendute.

Ascoltiamo Vecce: «Questo lavoro nasce dal volume La biblioteca di Leonardo edito da Giunti nel 2019 per il centenario della morte dell'artista. Nel corso delle mie ricerche mi sono imbattuto nel registro del notaio Ser Piero da Vinci, un documento autografo conservato all'Archivio di Firenze». È inedito. Contiene l'atto di liberazione di «Caterina, figlia di Iacob dalla Circassia». Il documento presenta più d'una stranezza. Gli schiavi erano non persone per cui il patronimico e il luogo d'origine sono una assoluta rarità. Ci sono anche il nome della padrona e il luogo dove viene vergato l'atto: siamo alle spalle del duomo di Firenze, in via Sant'Egidio, nella casa di monna Ginevra e di suo marito Donato di Filippo di Salvestro Nati. Risulta presente la stessa Caterina. A proposito, il nome è attestato qui per la prima volta. Probabilmente fu battezzata a Venezia e le fu dato un nome cristiano. Le peculiarità, nel documento, proseguono. Infatti monna Ginevra regala alla ex schiava le lenzuola e un cuscino, oltre ad altri oggetti. L'atto avviene il 2 novembre 1452. Bene. Ser Piero da Vinci è il padre di Leonardo, nato pochi mesi prima.

A questo punto, Vecce si mette in cerca di altri documenti. «Ginevra e Donato erano una strana coppia. Nel 1452, lei aveva quarant'anni, lui oltre settanta, ma si erano sposati nel 1449. Donato aveva passato la vita a Venezia, dove aveva lavorato prima nella finanza e poi in quella che oggi definiamo industria del lusso. La sua manodopera era composta da schiave circasse. È lui a portare Caterina a Firenze. È lui a donarla a Ginevra, donna di carattere forte e di grande famiglia». Francesco di Matteo Castellani teneva un libro di memorie, un diario. Le sue ricordanze si conservano all'Archivio di Firenze. Il 2 novembre 1452 registra l'avvenuta liberazione di Caterina. Il 15 aprile dello stesso anno era nato Leonardo. C'è una informazione preziosa in aggiunta: Caterina è a servizio come balia a casa Castellani per la figlia Maria. Nel 1450, Caterina era stata affittata per 8 fiorini all'anno, prezzo molto alto. Le schiave erano un bene di lusso. Il prezzo però resta altissimo. Resta il sospetto che fosse schiava anche sessualmente. Se era balia significa che aveva appena partorito. Di questo fratello maggiore di Leonardo nulla sappiamo salvo forse il nome, Pier Filippo figlio di Ser Piero. Siamo a Palazzo Castellani, oggi sede del museo Galileo. Qui, probabilmente, Caterina si incontra con Piero da Vinci. Il notaio di fiducia per Francesco, Ginevra e Donato». Insomma: Leonardo nasce figlio di una schiava straniera ma è un uomo libero perché a Firenze si eredita lo status del padre. Ser Piero da Vinci è un uomo libero.

Per la prima volta vediamo apparire il fantasma di Leonardo. Da qui in poi, la sua sarà una presenza-assenza sempre più importante. Vecce: «Donato va spesso da Piero per cercare di recuperare la parte dei suoi beni trattenuta dalla Repubblica di Venezia. Nel 1476 fa testamento. Regala tutto al monastero di San Bartolomeo in Monte Oliveto, fuori Porta San Frediano. È il luogo per il quale Leonardo ha dipinto la sua prima opera, l'Annunciazione oggi agli Uffizi. Il testamento è il primo documento che salda Leonardo alla prima chiesa dove abbia dipinto». Non è tutto. «L'Annunciazione si lega alla memoria di Caterina. Il dettaglio più affascinante ed enigmatico è il paesaggio: cosa rappresenta? C'è un monte altissimo, sotto si vedono il mare, uno stretto, una città portuale. Navi di ogni tipo dipinte con un pennello finissimo, sono quasi invisibili, eppure perfettamente dettagliate. Da dove arriva questo paesaggio? Caterina potrebbe aver descritto al figlio i luoghi della sua adolescenza, la doppia cima dell'Elbrus, l'altopiano di Kislovodsk, nell'antica Kabardia. È il luogo dove vivono i circassi, divisi in tribù diverse. La Kabardia è parte della Circassia. È la regione d'origine di Caterina. Se la montagna è il Caucaso, la città è la colonia veneziana di Tana, il punto di partenza delle navi dei trafficanti di schiavi. Oggi non esiste più».

La penultima tappa è Vinci. Dopo un anno Ser Piero torna a Firenze, si sposa ma trova marito a Caterina, il contadino Antonio Buti detto Attaccabriga. La storiografia, dice Vecce, è stata troppo dura con Ser Piero. Anche in questo caso sono in arrivo nuovi documenti. In realtà, a Vinci ci sono i nonni, il fratello Francesco e poi le sorelle nate dal matrimonio tra Caterina e Antonio. Quando la famiglia torna a Firenze, dopo la morte del nonno Antonio, Ser Piero segue tutti i passi del figlio, cercando di proteggerlo e mandandolo a bottega da Andrea del Verrocchio.

Ancora Vecce: «Leonardo ha vissuto dieci anni con la madre: cosa gli raccontava Caterina, quali fiabe, quali canti e in quale lingua? Probabile che la madre non parlasse un buon volgare. Il bambino impara dai nonni Antonio e Lucia, dal fratello Francesco, dalle sorelle. Alla morte del nonno, tutti tornano nella casa fiorentina di Piero. La lingua di Leonardo è il fiorentino popolare con tracce del contado. Ha imparato la lingua dalla strada. Per tornare alla domanda iniziale: cosa può aver dato Caterina a Leonardo? Ipotizziamo. Lo spirito di libertà assoluta che noi riconosciamo nella ricerca scientifica di Leonardo. L'amore per la natura, Caterina veniva da un mondo fatto solo di natura; cavalli e uccelli, per i circassi, sono simboli della libertà, e quante volte Leonardo li dipinge o disegna? L'attitudine stessa al disegno può essere un'eredità materna. In fondo, perché Leonardo è universale? Perché appartiene a diverse civiltà e ne è consapevole. Inoltre, siamo sempre nel campo delle suggestioni, aggiungiamo: il sorriso delle figure femminili di Leonardo, secondo Sigmund Freud, era l'eco del sorriso di Caterina».

Come finisce la storia? «Questa volta è Leonardo a raccontare, indirettamente. Nei taccuini da tasca, periodo milanese, presi con matita rossa, leggiamo una nota datata Milano, 16 luglio 1493: è arrivata Caterina in città. La madre, vedova e sola, raggiunge il figlio. Vivono insieme per qualche tempo. Leonardo le compra abiti invernali. In un codice, l'artista stila l'elenco delle spese sostenute per il funerale della madre, morta di malaria. Sono 120 soldi in totale: Leonardo ha concesso a Caterina un servizio funebre da gran dama. La fa seppellire in San Francesco Grande, chiesa abbattuta nell'Ottocento per far spazio alla caserma Garibaldi. Lì Leonardo dipinse nella cappella della Immacolata concezione La vergine delle rocce». Colpo di scena finale: «Qualche tempo fa, l'università Cattolica ha acquisito la caserma e, prima di restaurare tutto, ha fatto alcuni scavi.

Uno ha portato alla luce proprio la cappella in questione, si vede ancora parte della decorazione, sopra la Vergine delle Rocce c'era un cielo azzurro con stelle dorate. In un sacco sono stati trovati resti umani. Non si può dire se siano quelli di Caterina, non lo sapremo mai».

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