Daniela Uva
Perdita dell'identità, dei tratti più caratteristici della cultura, delle tipicità locali. Sono alcuni dei danni provocati dalla globalizzazione, studiati ormai da anni da economisti, psicologi e sociologi di mezzo mondo. Finora, però, si è ritenuto che solo gli esseri umani fossero esposti ai pericoli dell'omologazione su scala globale. Una nuova ricerca adesso ha scoperto che anche alcuni primati potrebbero soffrirne. In particolare gli scimpanzé, fra gli animali più vicini all'uomo dal punto di vista genetico. L'allarme è stato lanciato da Ammie Kalan e Hjalmar Kühl, dell'Istituto Max Planck di antropologia evolutiva a Lipsia, in Germania. La ricerca è stata condotta su 144 comunità di scimpanzé che vivono in 15 Paesi africani. É emerso che questi animali sono sempre più spesso costretti a vivere in habitat molto ridotti, e rovinati dalla sempre più massiccia presenza degli esseri umani. E così stanno progressivamente perdendo molte tradizioni culturali tramandate nel corso del tempo all'interno dei gruppi, come per esempio l'uso di strumenti per raccogliere termiti, formiche, alghe e miele.
Questi primati imparano dai loro simili a fare moltissime cose: rompono le noci con pietre o bastoni, si alimentano dai termitai infilandoci dei rametti, raccolgono alimenti preziosi per le loro necessità, si nutrono di foglie con proprietà anti parassitarie. E non finisce qui perché alcune comunità della Costa D'Avorio usano perfino una strategia molto elaborata per cacciare le proprie prede, i colobi rossi. Si dividono in due gruppi, inseguitori e accerchiatori, fino a fare cadere i piccoli animali nella trappola. Lo studio internazionle ha preso in esame proprio questi primati perché, a differenza degli altri, si comportano in modo diverso a seconda della comunità nella quale vivono. Questo perché, proprio come gli uomini, si tramandano abitudini e stili di vita nel corso del tempo.
E così, acquisendo le informazioni dalla loro società, imparano a fare alcune cose. Proprio come noi. «La nostra analisi ha rivelato che gli scimpanzé che vivono in habitat dove è maggiore la presenza dell'impatto umano hanno perso alcune tradizioni - spiegano i ricercatori -- In media, la diversità dei comportamenti di questi animali si è ridotta dell'88 per cento quando la presenza degli esseri umani è più massiccia». Questo, secondo lo studio, è accaduto perché il degrado degli habitat e l'esaurimento delle risorse possono ridurre le opportunità di apprendimento sociale e quindi impedire il trasferimento delle tradizioni da una generazione all'altra. Questa perdita mette a rischio la specie e di conseguenza, dicono ancora gli esperti, «le strategie per la sua conservazione dovrebbero includere anche la protezione di queste tradizioni». Secondo i ricercatori, la riduzione dell'habitat sarebbe causata in tutta l'Africa occidentale dalla continua espansione delle piantagioni di palma da olio, gomma, caffè e cacao. Inoltre le imprese del settore del legname abbattono in modo indiscriminato le foreste, mentre le miniere provocano profonde ferite alla terra. A questi problemi se ne aggiunge un altro: i cacciatori sono sempre più spesso alla ricerca di scimpanzé, la cui carne viene venduta in alcuni mercati insieme a quella di altri animali selvatici.
Ma questi primati così vicini all'uomo hanno la possibilità di sopravvivere solo se il loro habitat naturale non viene compromesso. Per questo alcuni Stati africani si stanno progressivamente impegnando per proteggerli.
In Liberia, per esempio, il governo ha recentemente promesso di mettere sotto la propria tutela il 30 per cento delle foreste fino al 2030. Al momento solo il sei per cento viene effettivamente protetto. E negli altri Paesi del continente la situazione è ancora più allarmante.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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