Lo sconosciuto più famoso del mondo

Numero speciale di una rivista e nuova biografia di Antoine Saint-Exupéry, autore del "Piccolo principe"

Lo sconosciuto più famoso del mondo
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Il 31 luglio 2024 è stato l'ottantesimo anniversario della morte di Antoine de Saint-Exupéry, l'autore del Piccolo principe, il secondo libro con il maggior numero di traduzioni, dopo la Bibbia. È passato senza lasciare grandi tracce al punto che la Revue des deux mondes ha pubblicato un numero speciale nel quale si arriva a questa conclusione: Saint-Exupéry è lo sconosciuto più famoso al mondo.

Dal punto di vista artistico, Il piccolo principe ha nascosto il resto dell'opera. Peggio: ha etichettato Saint-Exupéry come scrittore per bambini, fatto due volte sbagliato. La prima perché Il piccolo principe appartiene alla categoria delle fiabe universali e senza limiti di età, va bene dai due ai 99 anni, come Pinocchio. La seconda perché il resto della produzione, da Volo di notte alla Cittadella, non ha nulla di bambinesco, se non un positivo e travolgente senso dell'avventura, individuale più che storica. La morte leggendaria, dopo una vita leggendaria, ha nascosto l'uomo. Saint-Exupéry, aviatore già famoso per le imprese africane, venne abbattuto dai tedeschi in seguito a una missione di supporto alle truppe alleate, subito dopo lo sbarco in Normandia. Ma Saint-Exupéry è stato un personaggio anche per molti altri aspetti, dalla passione per le donne alle amicizie letterarie (Gide). Senza contare l'epopea dell'aeropostale, la guerra in Spagna, dalla parte dei repubblicani, l'auto-esilio negli Stati Uniti durante l'occupazione tedesca in Francia, il rifiuto di ogni forma, anche velata, di collaborazionismo, la decisione di tornare a volare (a 44 anni) per liberare l'Europa dal Terzo Reich.

L'accademia e l'editoria sono arrivate in ritardo. Saint-Exupéry entrò nella «Pleiade», la collana che raccoglie il gotha della letteratura, già nel 1953. Ma il volume era largamente incompleto. Per un lavoro di fino ci sono voluti i due tomi della «Pleiade» del 1994 e del 1999. Solo il primo è stato pubblicato in Italia, da Bompiani. Gallimard ha anche in catalogo due edizioni successive di opere complete, la seconda è del 1976, ed è in sette volumi illustrati. Per una biografia accurata, c'è quella dell'americana Stacy Schiff, anno 1994, candidata poi al premio Pulitzer. In Italia è uscita per Bompiani con il titolo Antoine de Saint-Exupéry. La biografia di Bernard Marck, Antoine de Saint-Exupéry, il pilota scrittore (Odoya, 2014) è importante soprattutto nella ricostruzione della tragedia finale. Nel nuovo millennio, altri lavori sono arrivati, l'ultimo è Saint-Exupéry, les amours de sa vie di Alain Vircondet, già autore di una biografia. A proposito. Un dettaglio. Perfino il nome con la grafia sbagliata ha nascosto il nome giusto. Lo scrittore si è sempre firmato Saint Exupéry. Il trattino fu aggiunto dall'editore americano, negli anni Quaranta, per evitare che i giornali accorciassero il cognome in Mr Exupéry. Lo scrittore si disse d'accordo. E da quel momento fu Saint-Exupéry per consuetudine editoriale.

Saint-Exupéry è inclassificabile. Fu nemico dei nazisti e del maresciallo Pétain. Ma non fu amico di Charles de Gaulle, anche se entrambi, lo scrittore e il presidente, si rammaricarono di non essersi conosciuti bene.

Un episodio, poco noto, vede lo scrittore, insieme con Gide, assistere a un discorso di De Gaulle in Tunisia, durante la guerra. In quell'occasione sia Saint-Exupéry sia Gide rimasero colpiti, e ammisero di aver sottostimato il generale. Il quale, a sua volta, si disse dispiaciuto di «aver mancato», nella sua traiettoria, di incrociare Saint-Exupéry. Politicamente Saint-Ex, come lo chiamavano gli amici, fa partito a sé.

Anche da un punto di vista culturale, riesce difficile collocarlo, del resto è il suo bello. Nemico acerrimo del materialismo ma non della tecnica; con un forte afflato spirituale ma (forse) non religioso; di carattere individualista ma pronto al sacrificio in nome della Francia; di indole avventurosa ma non avventuriera.

Poche cose sono certe: metteva l'amicizia sopra ogni altra cosa, amava le donne, era prigioniero di una infanzia idealizzata. Mettersi alla prova era un modo di dare dignità alle cose della vita, che vanno conquistate, altrimenti valgono meno.

Era Saint-Ex: come cerchi di definirlo, ti sfugge.

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