
Non hanno potuto donare il sangue perché omosessuali: è successo in Puglia, a Galatina, dove una coppia gay è stata rimandata a casa dall'ospedale perché "soggetti a rischio".
I due convivono e sono legati sentimentalmente da ben undici anni, e come non bastasse hanno donato il sangue già diverse volte. Tuttavia prima di poter donare, racconta la Gazzetta del Mezzogiorno, è stato necessario interpellare alti organismi della Regione Puglia.
"Ci siamo sentiti umiliati, perché c'erano delle persone che hanno visto chiaramente la resistenza da parte del medico, e probabilmente avranno pensato fossimo malati o chissà cosa - spiega Antonio Schimera Ceci, designer trentaduenne - Dovrebbe esserci una normativa specifica che chiarisca una volta per tutte quali siano i soggetti a rischio".
Giunto all'ospedale di Galatina insieme al proprio compagno, racconta Antonio, "il dottore mi ha detto che noi potremmo essere promiscui, mostrandomi un opuscolo in cui venivano indicati i comportamenti sessuali a rischio". Tra cui, a giudizio del medico, rientra l'omosessualità.
Secondo la ricostruzione dei due, a informare il medico della loro omosessualità sarebbe stata un'infermiera, originaria del loro stesso paese: "Le abbiamo chiesto spiegazioni - spiega Antonio - e lei ha detto che non voleva accadesse come la volta scorsa, quando il sangue era stato buttato."
Mentre il decreto ministeriale 3 marzo 2005 chiarisce che dalle donazioni sono escluse le persone "il cui comportamento sessuale le espone ad alto rischio di contrarre gravi malattie infettive trasmissibili con il sangue", la Gazzetta specifica che esiste anche una nota dell'Avis in cui si attribuisce al medico la responsabilità di individuare quali siano effettivamente quali comportamenti.
Dalla direzione sanitaria dell'ospedale cercano di minimizzare l'episodio:
"Non conosco nel dettaglio la questione - spiega il direttore sanitario Ottavio Narracci - ma mi dispiace che sia accaduta una cosa del genere. Comunque, visto che alla fine hanno donato, tanto rumore per nulla."
P.S.Non siamo affatto incompatibili, il mondo è bello proprio eprchè siamo diversi...di più, siamo CATTOLICI(cioè UNIVERSALI)
A tutti i garantisti senza condizione, a cui auguro di non avere mai bisogno di una trasfusione, ricordo che proprio la promiscuita sessuale, mooolto più incisiva in questa categoria di soggetti, è alla base della diffusione di molte malattie.
Ricordo a tu
Nonnò ci sono anche tantissimi omosessuali di destra, omosessuali cattolici di destra...insomma siamo in tanti....
E ora come facciamo?
Buona lettura....
Volevo solo rimarcare il fatto che una coppia omosessuale stabile ha lo stesso grado di rischio di una qualunque altra coppia etero stabile. E non credo si tratti di infantilismo. Per ribattere anche a IL GHEPARDO, sono perfettamente d'accordo sul fatto che un rapporto anale sia di gran lunga più rischioso di uno vaginale, proprio per la sua natura biologica, ma continuo ad affermare che tali rapporti si hanno comunemente anche nelle coppie etero. Quello che intendevo quindi è semplicemente che il rischio non deriva dall'omosessualità in se, ma dal comportamento. In conclusione non intendo dire che non si debba accertare il grado di rischio, ma anzi, al contrario, che questi accertamenti dovrebbero essere più approfonditi e non legati solo allo status. Ogni donatore dovrebbe essere sottoposto ai test per le malattie come HIV, Epatiti e simili.
Spero di essermi chiarito e di aver allontanato da me l'ipotesi infantilistica.